Dal campo alla panchina per finire alla scrivania: la Salernitana continua ad accumulare errori, sbagliando scelte e, ciò che è peggio, soprattutto modalità e tempistica. Al termine di una partita in cui la squadra granata partiva sfavorita, la società ha annunciato l’apertura dei cancelli del Volpe per la ripresa degli allenamenti fissata per domani. Nella settimana che culminerà con la gara interna con la bestia nera Carpi, nella quale bisognerà conquistare quella vittoria che metterebbe in cassaforte la salvezza, squadra e tecnico vengono offerti alla piazza, posti su una sorta di altare sacrificale come fossero gli unici responsabili di una stagione fallimentare. Da tempo la società ha tirato i remi in barca, non rilanciando nemmeno a parole in ottica playoff e la squadra si è adeguata, convinta che l’unico obiettivo fosse quello di conservare la categoria. Eppure, basterebbero gli esempi di Cremonese, Ascoli e Cosenza per impallidire dalla vergogna dinanzi ad uno scempio senza fine. Tre squadre che a lungo hanno inseguito in classifica la Salernitana ora sono a tre lunghezze dai playoff dopo aver vinto ieri le loro gare. Se Ascoli e Cosenza possono festeggiare la salvezza anticipata e ritenersi già appagati, la Cremonese sarebbe da prendere ad esempio perchè, dopo la sconfitta dello scorso 26 febbraio all’Arechi, pareva destinata a sprofondare ed invece ha reagito alla grande, battendo Benevento, Lecce e Cittadella, tra le altre, e rilanciandosi in zona playoff a dispetto della cattiva sorte che per mesi l’ha privata di quasi tutti i suoi attaccanti. Mentre la squadra di Rastelli cercava di ribellarsi al suo destino, la Salernitana di Gregucci infilava sconfitte in serie in trasferta – con quella di Brescia siamo a cinque – ed in casa stentava a far punti prima della rimonta roboante col Cittadella. La squadra ha fatto male, ma la società ha fatto peggio sia a Roma sia a Salerno. Lotito e Mezzaroma hanno mandato segnali sbagliati, rimandando i sogni di gloria alla prossima stagione, non si sa su che basi, senza mai motivare squadra ed ambiente a credere ancora e per davvero nella possibilità di centrare in questo campionato i playoff. A Salerno, poi, il direttore sportivo, nonché plenipotenziario, Fabiani ha compiuto una serie di errori nella gestione del gruppo e dei rapporti con la piazza i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti. Ieri, poi, la lista degli errori si è allungata ulteriormente. Da una parte Gregucci, che ha schierato inizialmente tre calciatori offensivi, chiedendo gli straordinari a Rosina, tolto, poi, proprio quando l’ingresso di Calaiò aveva dato una dimensione più logica ed efficace all’attacco granata. Il tecnico pugliese non è mai stato troppo ispirato nelle sue scelte da quando ha rimpiazzato Colantuono, ma la scelta meno azzeccata è stata quella della società di affidarsi a lui che in B non allenava da otto anni, anziché puntare su un allenatore più abituato alla categoria. Da Gregucci a Fabiani, il passo è breve. L’altro Angelo, infatti, ha deciso per aprire le porte degli allenamenti quasi a voler scaricare la colpa sulla squadra, che, invece, ora non deve essere messa sotto processo e sotto pressione, ma stimolata a dare il massimo contro il Carpi. Del resto, se da tempo la società ha rinunciato all’obiettivo playoff, vuol dire che implicitamente ha riconosciuto i limiti del gruppo e gli errori commessi quando è stato allestito ed allora, più che sperare in un sussulto della piazza, ci sarebbe solo da chiedere scusa. Dopo tante scelte sbagliate, sarebbe l’unico modo per salvare la faccia. Ed invece ci si ostina nel riproporre atteggiamenti, strategie, modi di operare che tutto sono tranne che una vera apertura, una vera presa d’atto della sfiducia generale dell’ambiente e di una reale volontà di cambiare registro.
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