LA VERSIONE DI VENTURA E QUELLA SOTTILE (MA FONDAMENTALE) DIFFERENZA CON LOTITO…

Vietato parlare di serie A. Gian Piero Ventura non lo ha mai fatto ed ieri sera, dopo la sconfitta di Pisa, ha voluto rendere ancora più esplicito il concetto. Se l’allenatore, cioè colui che ogni giorno lavora con la squadra, invita tutti a non parlare di serie A, mentre uno dei proprietari continua a farlo, sostenendo di aver allestito una rosa competitiva per il vertice, il contrasto può apparire stridente. Dialetticamente, infatti, lo è. Il problema di fondo, però, è un altro. Il contrasto non è solo nel modo di porsi e nelle dichiarazioni rese, ma è prima di tutto concettuale, filosofico, di fondo: Ventura sa bene da dove si sia partiti ed ha fissato dei traguardi intermedi da raggiungere, senza precludersi quello più importante che, però, non può improvvisamente diventare alla portata solo perchè il patron lo ha nominato. Claudio Lotito dovrebbe ben sapere che una squadra che punti alla massima serie non possa non avere nelle sue fila un bomber importante ed un centrocampista di grande qualità. Se ci si affida in attacco a calciatori che in carriera hanno sì e no sfiorato o raggiunto la doppia cifra, se si consegnano le chiavi del centrocampo ad un calciatore che nel suo curriculum annovera molti campionati vissuti sulla soglia della zona retrocessione, se non si allunga la panchina che, al di là degli infortunati, non offre in alcuni ruoli i ricambi giusti, quanto meno si dovrebbe avere l’onestà intellettuale di non parlare di obiettivi giusto per creare aspettative nei tifosi. Bisogna essere lucidi, onesti, concreti. La Salernitana a Pisa ha perso perchè ha sbagliato approccio, ma nella ripresa ha anche dimostrato di poter tranquillamente mettere sotto gli avversari. Gli ingressi di due calciatori reduci da lunghi infortuni, Akpa e Lombardi, hanno dato linfa e spessore ad un centrocampo in cui prima o poi bisognerà calare anche Dziczek per provare a capire se si possa avere un’altra prospettiva, contando su un elemento che abbia nel suo dna la ricerca delle punte, che possa avere la curiosità di esplorare la profondità, che non si privi del piacere di un passaggio in avanti e non sempre e solo di lato, se non proprio all’indietro. E poi, pur non tacendo il grande impegno che Djuric e gli altri là davanti stanno profondendo, è chiaro che la ciliegina sulla torta, la mossa che avvalorerebbe le dichiarazioni del patron, sarebbe l’ingaggio di un attaccante abituato a segnare e a vincere. Ventura ha dato un’impronta, ha seminato ed è consapevole e, al tempo stesso, desideroso di seminare ancora, ma, di certo, non si tirerebbe indietro al momento di raccogliere frutti maturi e gustosi. Se davvero è la serie A il traguardo fissato da Lotito, allora il mercato condotto dalla società non è stato all’altezza di questa ambizione perchè, al di là delle assenze, sono evidenti le lacune. Troppo facile, ora, sarebbe scaricare veleni e critiche sull’allenatore, intorno al quale i soliti noti hanno già cominciato le immancabili manovre di accerchiamento, un classico dell’autunno- inverno granata da molti anni in qua, adducendo a pretesto il flop Cerci, che finora non ha dato nulla alla squadra e che non pare ancora neanche in condizione di poter dare qualcosa. Se Ventura ha spinto per Cerci, infatti, è pur vero che lo avrebbe voluto a luglio e non a Ferragosto ed inoltre l’ex Atletico Madrid è stato preso perchè dalla proprietà non è stata palesata la volontà di andare su attaccanti più pronti, caldi, affidabili anche perchè in rosa c’era ancora Calaiò, colpo dello scorso gennaio del diesse Fabiani, convertitosi in un batti baleno in osservatore e talent scout, come per effetto di una folgorazione a cui non si poteva resistere. Non è impossibile arrivare in serie A. Basta volerlo. Ed è questo il punto. Ventura vuole far crescere il gruppo e fargli compiere progressi graduali per poi spostare sempre più in avanti il traguardo finale. Per questo ora dice che è vietato parlare di serie A, in quanto non si ha ancora la struttura tecnica e mentale per poter affrontare un campionato con la responsabilità di dover portare a casa un certo risultato. Per ora la Salernitana è un progetto di squadra ancora grezzo, non certo una squadra pronta, matura, per il vertice, ma un gruppo che non deve smarrire la sua identità e la voglia di crescere e migliorarsi sempre. Un gruppo che può fare sicuramente meglio rispetto a ieri sera, ma che dovrà anche essere rinforzato e migliorato in maniera consistente sul mercato se davvero a Ventura si è chiesta o si vuol chiedere in corso d’opera la promozione.

Autore dell'articolo: Nicola Roberto