Arriva l’autunno e i Centri di Riabilitazione accreditati con il Servizio Sanitario puntualmente denunciano l’impossibilità di assicurare la continuità assistenziale alle persone con gravi disabilità in trattamento riabilitativo. Fatto gravissimo perché reiterato e perché ricade su persone estremamente fragili. Si tratta di un già vissuto privo di originalità che crea preoccupazione, ansia, sconforto e rassegnazione nelle persone con disabilità, nei loro familiari poiché presuppone una sospensione dei trattamenti riabilitativi e tra gli operatori che ogni autunno rischiano cassa integrazione e licenziamenti.
E’ il ripetersi di un rito: comunicazione prefettizia, stato di agitazione, sollecitazione agli amministratori regionali, a cui rinunceremmo volentieri poiché imbarazzante e ingiustificato, se non dalla poca attenzione di chi è deputato ad assicurare a tutti i cittadini livelli minimi di assistenza.
A questo si aggiunge che i Comuni, singoli o associati in ambiti territoriali, periodicamente per iniziativa di zelanti ma poco esperti dirigenti, minacciano o interrompono il trasporto delle persone ai Centri di Riabilitazione, incuranti dei danni alla salute e delle dinamiche della vita familiare.
Tutto questo non è accettabile poiché l’interruzione dei servizi riabilitativi alle persone con disabilità non è imputabile a carenza di risorse economiche ma a deficienze programmatorie nell’allocazione delle risorse, frutto dell’incapacità di valutare e intercettare i bisogni riabilitativi espressi dal territorio.
La preoccupazione è forte poiché sia la Regione che tutte le direzioni strategiche precedenti dell’Azienda Sanitaria di Salerno, rifiutando sistematicamente la concertazione con le rappresentanze sindacali, le Associazioni delle persone con disabilità e di categoria si dimostrano cieche e insensibili alle istanze della comunità.
Il cambio di passo che codesta azienda ha promosso, a dimostrazione che sia un problema di governo clinico e non di risorse, lo dimostra che, forse unica ASL in tutta la Regione Campania, l’ente ha stanziato oltre 4 milioni di euro per progetti a favore di minori con disordine dello spettro dell’autismo.
Ma purtroppo bisogna andare avanti, poiché tale atto da solo non basta.
Infatti sebbene iniziativa lodevole e meritoria potrebbe rappresentarsi palesemente iniqua se poi si nega a migliaia di minori, adulti e anziani con disabilità l’accesso o la continuità dei trattamenti riabilitativi.
Pensare di continuare in un approccio autoreferenziale (sanità, sociale, scuola e lavoro che continuano a camminare ognuno per proprio conto), burocratico (le carte devono stare a posto!!!) ed emotivo (attenzione a chi protesta con più vigore) è perdente e allontana sempre di più l’Azienda dai cittadini.
A nostro avviso la ricerca del benessere e della migliore qualità di vita possibile anche per le persone con disabilità deve vedere tutti i portatori di interesse uniti in un confronto che quanto meno assicuri certezza e continuità delle cura ai malati come alle persone con disabilità.
Finora questo non è stato possibile.
I problemi economici e tecnici, impossibilità di osmosi economica e verifica della congruenza dei tetti di spesa al fabbisogno assistenziale, sono elementi che se opportunamente affrontati potrebbero nel concreto essere risolti ovvero ridimensionati rispetto allo stato determinatosi da poche attente direzioni strategiche dell’ente sanitario salernitano.
Ora è giunto il momento del confronto serio e serrato che codesta azienda sicuramente vorrà intraprendere nell’ambito delle possibili soluzioni da intraprendere.
Pertanto si invita a convocare le scriventi in uno alle rappresentanze datoriali di settore, poiché in un governo moderno delle questioni, allo stato è l’unica strada percorribile a tutela e garanzia dei lavoratori ma soprattutto degli utenti interessati.
Appare evidente che il mancato riscontro costringerà le scriventi ad indire lo stato generale di crisi del settore riabilitativo ed attivarsi con ogni strumento al fine di addivenire alla soluzione della problematica.