REGIONALI: SINDACI NELL’OCCHIO DEL CICLONE

Stefano Caldoro e Vincenzo De Luca si guardano bene dal prendere posizione, a differenza di quanto stanno facendo grillini ed esponenti della sinistra radicale, contro l’ormai disinvolta pratica messa in campo dai sindaci che intendono partecipare alle elezioni regionali di maggio. Non possono farlo, sono parte in causa perchè sia nel centro-destra che nel centro-sinistra sono diversi i casi di primi cittadini che stanno avviando procedure contro gli enti da loro stessi amministrati per determinare l’incompatibilità, decadere e, al tempo stesso, salvare il comune dal commissariamento mantenendo, in questo modo, una continuità amministrativa cosa che ha fatto, suo malgrado Vincenzo De Luca decaduto per per effetto di una condanna. E se il PD, tutto sommato, per bocca del numero due del partito Guerini ha alzato la voce mettendo all’indice la diffusa pratica, sul fronte opposto non si batte ciglio. C’è chi, pubblicamente, ha parlato di trucco per derogare ad una norma iniqua, è il caso do Franco Alfieri, c’è chi, invece, prova a nascondersi, a far passare sotto traccia il trucchetto. Formalmente, ovvio, l’artificio è deplorevole da un punto di vista per così dire morale, ma neanche va sottaciuta l’evidente stranezza della norma in questione. Due pesi e due misure perchè se per i sindaci vale l’incandidabilità alla carica di consigliere regionale, gli assessori regionali, invece, possono essere anche primi cittadini. Emblematico il caso di Giovanni Romano che da sindaco di Mercato San Severino può tranquillamente ricoprire, cosa che sta facendo ormai da cinque anni, l’incarico di assessore. Giova ricordare che oltre ai sindaci, non possono liberamente candidarsi alle regionali – a meno che non si dimettano – anche i magistrati che esercitano in Campania, i dirigenti delle aziende sanitarie, i legali rappresentanti ed i dirigenti delle società per azioni con capitale maggioritario della Regione.

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Autore dell'articolo: Redazione