Non è cambiato niente rispetto al recente passato. Gente ridotta in schiavitù, lavoratori – quasi sempre immigrati clandestini – costretti a sopravvivere in baracche, a subire orari di lavoro massacranti per poche decine di euro, irregolarità diffuse sulla manovalanza nei campi. La Cgil aveva denunciato il problema del caporalato da anni. Ieri, la vasta operazione delle forze dell’ordine sull’immigrazione clandestina, i flussi migratori e lo sfruttamento del lavoro ha acceso nuovamente i riflettori sulla questione. Stamani nella sede della Cgil di Salerno sono stati illustrati percorsi e iniziative di contrasto al fenomeno del
caporalato in provincia, coinvolgendo tutti i livelli istituzionali e ribadendo il ruolo fondamentale dell’azione repressiva di controllo del territorio. Rispetto al passato il quadro, purtroppo, è rimasto praticamente inalterato nonostante le norme repressive. La Cgil non resta a guardare: intende aprire 3 sedi in prima linea, tre avamposti come ha voluto precisare Giovanna Basile, segretario generale della Flai e proverà a sponsorizzare il trasporto dei lavoratori nei campi che consentirebbe – secondo Anselmo Botte – di sottrarre i tantissimi braccianti nella piana del Sele (si contano oltre 20mila lavoratori) al rischio di caporalato. Ne abbiamo parlato con il segretario della Cgil Arturo Sessa. Che chiede un incontro con i Prefetto per istituire un tavolo permanente pensa ad un protocollo con le aziende sane del territorio.