Claudio Lotito non è l’uomo dei sogni, ma si è sempre vantato per la sua capacità di offrire solide realtà e di centrare il risultato garantito. L’imprenditore capitolino sta vivendo una vera e propria luna di miele con la Lazio, passata dall’incubo di una crisi di risultati ad un filotto che l’ha riportata a contatto con la vetta della classifica. Dallo 0-3 del primo tempo del match con l’Atalanta è cominciata la scalata dei biancocelesti che pareggiarono quella gara e poi ne hanno vinte otto in successione, rinsaldando la panchina di Simone Inzaghi e rinforzando il feeling tra il tecnico ed il patron che era segnalato ai minimi termini. Ieri sera, come da tradizione e come vuole la più elementare etichetta, Claudio Lotito era presente alla cena natalizia della sua squadra, raggiante e sorridente insieme al figlio, Errico, al diesse Tare ed al tecnico Inzaghi. Giusto così, per carità. Il presidente deve essere presente quando tutta la squadra si ritrova per gli auguri di Natale. Peccato, però, che la sera prima Lotito abbia saltato l’appuntamento con la cena natalizia della Salernitana. Non è solo una questione di forma, ma anche di sostanza perchè la squadra granata, intesa nel suo insieme e quindi allenatore e calciatori, avrebbe avuto bisogno di ascoltare la voce del padrone perchè anche la famosa acqua e zucchero di Venezia è servita allora e servirebbe oggi in termini di presenza, affetto, sostegno, oltre che dell’indiscussa capacità di Lotito di cogliere al volo problemi e situazioni al limite e di porvi rimedio. Lotito non è un dirigente sprovveduto e neanche un presidente anaffettivo: quello che si occupa della Lazio è presente, efficiente, sempre operativo ed anche bravo nel coniugare risultati tecnici ed economici. Il discorso cambia quando si tratta della Salernitana perchè Lotito non vive la realtà quotidiana del club granata a causa della distanza fisica ed inevitabilmente deve delegare, salvo poi procedere ad interventi straordinari. Ed è qui che si genera il corto circuito che fa saltare il banco perchè un club deve vivere di ordinaria amministrazione, di passi graduali ma decisi e nella stessa direzione per poter crescere davvero. Non si può vivere di straordinarietà che sconfina nell’improvvisazione, figlie entrambe dell’approssimazione con cui si pensa la cosa granata all’atto dell’annuale concepimento estivo quando si dovrebbero gettare le basi per affrontare al meglio la stagione alle porte, ma anche per cogliere risultati nel medio e lungo periodo. Aver dotato la Salernitana di sei, sette calciatori di proprietà della Lazio, più altri prestiti, come Pinto e Jaroszjnski, tutto è tranne che un progetto solido, perchè tanti calciatori non di proprietà non garantiscono un futuro. A giugno, infatti, torneranno tutti alla base e la Salernitana dovrà ricominciare da zero o quasi, avendo in dote i contratti di quei calciatori in là con gli anni e di coloro i quali rientreranno dai prestiti. Ecco perchè da Lotito ci si attende un segnale forte. La Salernitana merita un presidente a tempo pieno perchè, al di là delle Noif, è innegabile che la teorica, per ora, compresenza in massima serie della squadra granata e della Lazio creerebbe solo imbarazzi e richiederebbe a Lotito un ulteriore sforzo, praticamente sovrumano, di essere ubiquo con la mente e con il corpo a Roma come a Salerno. Anche perchè il club granata manca di un dirigente di spessore, di ampie vedute, di comprovata cultura sportiva e manageriale, in grado di ragionare non solo giorno per giorno ma anche in prospettiva stilando un piano d’azione che preveda obiettivi e mezzi per raggiungerli di livello superiore a quelli cui siamo stati abituati in questi anni. Serve, insomma, un segnale forte e la prima possibilità per la proprietà è rappresentata dal mercato di gennaio nel quale la Salernitana dovrà muoversi e ragionare come una squadra ambiziosa, che voglia migliorarsi sotto tutti i punti di vista. Lotito è troppo intelligente per sottovalutare il potenziale di Salerno, e, sicuramente, saprà andare oltre il dato del botteghino delle ultime partite perchè la diserzione resta un atto d’amore e questo sentimento va sempre rispettato e coltivato. Come opera con slancio e passione, ma anche con grande concretezza, per la Lazio, Lotito deve garantire un impegno anche maggiore per la Salernitana. Se non è più motivato, se pensa di non poter fare di più, allora sarebbe giusto ed opportuno dirlo senza giri di parole e prendere le decisioni del caso. Dopo aver fatto trascorrere il Centenario senza nessuna iniziativa a propria firma, la Salernitana ha atteso che passasse il 19 giugno per farsi viva. Ora, quanto meno, che non si aspetti il 31 gennaio per fare mercato. Natale è alle porte e l’etichetta vuole che i regali, ammesso che di regali possa parlarsi, arrivino per tempo.
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