Se sul mercato, argomento su cui è stato imposto il silenzio a Ventura, la Salernitana non ha, almeno finora, battuto colpi da sogno, se dalla proprietà romana, nelle ultime settimane, non è stato proferito verbo sulle cose di casa granata, se dalla Figc non sono mai arrivati segnali che lasciassero presagire una revisione in chiave più favorevole ai presidenti multitasking delle norme sulla multiproprietà, oggi più che mai, allora, la protesta di Salerno è cosa buona e giusta. Lo è nella misura in cui al Palazzo come ai patron capitolini dovrebbe essere chiaro che una partita come quella di oggi col Cosenza avrebbe di per sé implicazioni più che sufficienti per richiamare tantissima gente allo stadio. Non lo sanno, forse, i patron quanta rivalità ci sia sul piano sportivo tra granata e silani. Dai tempi di Tom Rosati allo spareggio per la B di Pescara, fino al recente sberleffo interno del maggio scorso che fece toccare con mano la paura di un’altra retrocessione. Come non sanno di quel gol di Padovano al Vestuti che lanciò il Cosenza di Gianni Di Marzio verso la B infliggendo un’altra cocente delusione ai tifosi granata che per quella partita fecero registrare uno storico record di presenze e di incasso al Vestuti, teatro dell’ultima recita del grande Agostino Di Bartolomei, tanto per rendere l’idea. Ce ne sarebbe abbastanza per richiamare anche oggi il pubblico delle grandi occasioni, dal momento che alla ben radicata rivalità si sommano le rispettive esigenze di classifiche. La Salernitana vuole vincere per scalare ancora la griglia playoff, il Cosenza deve portare a casa punti pesanti per la salvezza. Eppure, più che alle prospettive di classifica o al mercato ancora aperto, a Salerno l’attenzione è ormai rivolta alla questione societaria. Ognuno con i suoi tempi ed i suoi percorsi, qualcuno ancora con le sue remore, ma un po’ tutti alla fine sono giunti alla conclusione che la multiproprietà è la morte della passione, che a Salerno è stata più volte assassinata dalle parole e dalle opere di una proprietà troppo spesso distante e spocchiosa, che ha la colpa, non certo marginale, di aver troppo spesso delegato la gestione in loco della cosa granata ad un dirigente che s’è speso per dividere la piazza, come nessuno mai prima di lui abbia fatto, al secolo Angelo Fabiani, fautore di un calcio senza slanci e senza prospettive, che ama contornarsi di fidati scudieri, non solo in seno al club granata, e pazienza se non tutti siano in grado di svolgere i compiti assegnati. Il diesse ha saputo, infatti, costruire in questi anni una fitta rete di rapporti e di entrature nel tessuto civile salernitano grazie ai quali ha beneficiato di una certa clemenza nei giudizi sul suo operato. Rapporti che resistono ancora oggi, nonostante il clima di contestazione, e che mettono in imbarazzo chi finora gli ha permesso di tutto e di più. Perchè oggi si dovrebbe dire un no forte alla multiproprietà, un no pieno di sdegno alle offese di Lotito, ma anche un no forte e chiaro a Fabiani, in quanto dirigente che non ha saputo far crescere in questi cinque anni di B il patrimonio tecnico della Salernitana ed il suo settore giovanile, di cui si occupa insieme a dirigenti da lui individuati, e che ha diviso la piazza, come dimostrano anche le diverse posizioni espresse nel passato e di recente dalle varie anime della tifoseria. La Salernitana è una società centenaria, che merita rispetto per la sua storia, per la passione che ha sempre contraddistinto i suoi tifosi, per la bellezza della sua maglia, per la fierezza del suo simbolo e per i tanti momenti di condivisione delle gioie e dei dolori intrecciati con quegli spaccati di vita quotidiana che ogni tifoso conserva nel suo cuore. Per tutto questo, proprietari e dirigenti avrebbero dovuto scusarsi non una ma cento e altre cento volte ancora, ma non l’hanno fatto. Ed allora che oggi sia l’occasione per Salerno di ritrovarsi davvero sotto l’unica bandiera possibile, quella granata, per ricordare a tutti che la dignità non si compra al mercato e che nessuna categoria giustifica le offese inflitte negli anni alla piazza da chi è convinto di avere sempre ragione o di farla sempre franca. Oggi Salerno dovrà far sentire forte la sua voce, senza fare sconti a nessuno. Le risposte, di sicuro, non arriveranno perchè anche questo fa parte del copione, al massimo qualcuno dei soliti noti sarà pronto a scaricare sull’ambiente eventuali errori ed omissioni. Una vittoria sul campo dovrà fare da corollario ad una giornata che potrà essere a suo modo storica, se Salerno sarà stata capace di riprendersi la sua dignità senza più divisioni e compromessi. Il tempo di cacciare via dal tempio i mercanti della passione è ormai giunto.
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