L’Arechi è tornato ad essere una cassaforte di punti per la Salernitana che nel suo stadio ha vinto le ultime quattro partite disputate, ma lo ha fatto senza il pienone sugli spalti. Dall’inizio della stagione ad oggi, infatti, il rapporto tra presenze allo stadio e rendimento interno è inversamente proporzionale. Nelle prime gare stagionali la squadra di Ventura aveva potuto contare su un consistente numero di tifosi a cui, però, aveva regalato poche gioie visto che, dopo la vittoria all’esordio sul Pescara, erano seguiti il ko col Benevento ed i pareggi con Chievo, Frosinone e Perugia prima del nuovo successo con l’Entella. Dopo il pari con l’Ascoli, però, c’è stata un’inversione di rotta. Crotone, Pordenone, Cosenza e Trapani hanno conosciuto la dura legge dell’Arechi, ripristinata dalla squadra di Ventura proprio nel momento in cui il dato delle presenze medie sugli spalti ha fatto registrare una flessione. Cinquemila, settemila, ottomila e di nuovo settemila: nelle ultime quattro gare interne il totale di spettatori che hanno frequentato l’Arechi fa ventisettemila, per una media inferiore ai settemila a gara. Numeri che stanno andando in controtendenza con i segnali di ripresa inviati dalla squadra di Ventura e che attestano l’Arechi in posizioni non più di avanguardia nella classifica generale. Non solo in A ed in B, ma anche in C ci sono piazze che hanno numeri migliori. Sia chiaro: il fenomeno in questione non è una novità assoluta, rientra, ormai, nella dinamica quasi fisiologica del rapporto tra il tifoso e la sua squadra del cuore, a Salerno come altrove, e sullo stesso incidono anche le collocazioni in giorni ed orari cervellotici delle partite, oltre ad esigenze di economia domestica che, a volte, richiedono la rinuncia anche dolorosa per ragioni di bilancio familiare. Note le divisioni, anche create ad arte, tra i tifosi, la cosa che più preoccupa è l’assenza dalla scena della proprietà che nel corso degli anni non ha mai preso a cuore realmente il problema. La passione resiste, anche se ha subito colpi durissimi, quasi dei veri e propri attentati, ma la molla che spinge la massa a recarsi allo stadio non è scattata neanche in presenza di un cambio di passo della squadra. Eppure, Ventura ed i suoi ragazzi stanno facendo bene e con il loro impegno stanno meritando il sostegno della gente. Il punto, però, è che non si può sempre e solo lasciare alla squadra il compito di gremire l’Arechi, legando ai soli risultati le fortune del botteghino. Il poco rispetto per la storia granata, la mancanza di iniziative tese a fidelizzare le giovani leve del tifo, la presenza troppo centellinata sul territorio dei patron sono stati fattori che hanno determinato uno scarso feeling che, quando anche i risultati sono venuti meno, ha portato alla più classica delle fughe dall’Arechi. Chi resta a casa ha le sue ragioni e lo stesso vale per chi si reca allo stadio. Ciò che dispiace è che molti di coloro che hanno deciso di non seguire più la squadra dal vivo si sono allontanati più che per i risultati perchè non si sono sentiti rispettati dalla proprietà. Che, ora, dovrebbe farsi sentire, cavalcando anche il momento positivo della squadra e lanciare il guanto di sfida al campionato. Certo, il mercato appena trascorso non ha fugato del tutto i dubbi perchè la sensazione che qualcosa di più si potesse fare resta e pesa sulla scelta di molti che sono combattuti tra cuore e ragione. Certo, il non aver mai davvero teso la mano ai tifosi, attuando anche una politica al ribasso dei prezzi dei biglietti, ora più che mai sembra ritorcersi contro la società granata che, però, sa bene quanta voglia e quanto bisogno di sognare abbiano i tifosi. Vincere in un Arechi davvero gremito potrebbe essere la grande missione non solo di Ventura e della squadra, ma anche e soprattutto della proprietà.
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