Fuori i secondi. Tra i pali c’è bisogno di gerarchie definite, perchè il ruolo del portiere è, per fortuna, legato ancora al calcio dei primordi quando c’erano solo certezze nella formazione titolare. Il turnover imposto dai ritmi moderni non fa bene a chi deve difendere la porta.
Vincenzo Torrente ha ammesso in conferenza stampa di avere un dubbio proprio per la scelta del numero uno. Nelle prime due giornate di campionato ha giocato Strakosha, ma da oggi è a disposizione anche Terracciano.
L’albanese, mai impiegato in prima squadra dalla Lazio, conta diverse presenze con l’under 21 del suo Paese ma è alle prime armi tra i professionisti visto che le due presenze in granata sono anche le prime in assoluto nel calcio italiano. L’errore sul gol di Trotta nel derby, qualche esitazione nelle uscite, una personalità ancora da formare: Strakosha è un progetto di portiere su cui la Lazio ha investito e che è stato dirottato a Salerno al fine di farsi le ossa.
Due presenze in A, 24 in cadetteria, più la gavetta nelle categorie inferiori. E’ questo il curriculum di Pietro Terracciano che ha più esperienza e più vissuto nei campionati professionistici rispetto al suo più giovane collega. Il portiere ex Avellino è stato inseguito a lungo da Fabiani ed è giunto a Salerno con la formula del prestito biennale con obbligo di riscatto, in pratica un acquisto differito nel tempo che equivale ad una scelta ben precisa: la Salernitana si fida di lui e vuole farne un punto fermo per il futuro. Il presente, però, è quello che più interessa a Torrente. Il tecnico di Cetara dovrà scegliere e, forse, già l’ha fatto. Oggi sapremo, ma l’importante è che tra i pali non ci siano incertezze perchè la storia insegna che le alternanze a guardia della porta non hanno mai portato lontano. Gli esempi non mancano. Senza scomodare quelli un po’ più in là nel tempo, ci limitiamo a citare i casi di Marruocco e Botticella, che Zeman definì due numeri dodici, per continuare con Botticella e De Lucia fino a Iannarilli e Berardi. Ed allora, fuori i secondi. Almeno tra i pali il calcio di oggi è uguale a quello del passato.