Una città deserta, come altre dieci, cento, mille. Un bambino che colora uno striscione, come altri dieci, cento, mille bambini. Il silenzio che la fa da padrone. Le immagini surreali di un’Italia ferma, immobile, ferita, dove il “tempo ha rallentato il tempo aumentando le distanze e le domande”. Tutto questo è raccontato in “Sogni e Incubi” il nuovo singolo dei “Segni Distintivi”, il
duo di poliziotti cantautori composto dal salernitano Angelo Forni e dal romano Fabio Sgrò, prodotto e distribuito dall’etichetta discografica Bit&Sound Music, in uscita mondiale oggi su tutte le piattaforme digitali. Un brano, accompagnato dal video su You Tube, nel quale i due “cantautori in divisa”, con la loro band, hanno voluto raccontare questo periodo storico, questa guerra invisibile, che tutti stiamo vivendo. Un inno alla speranza che non deve morire, alla voglia di farcela e di riuscire a tornare “liberi di cantarci in faccia sogni e incubi, su una spiaggia, uniti in piazza, senza eserciti e barriere”.
“Il brano è nato una mattina, era presto molto presto. Ero uscito di casa per andare a lavoro a Napoli – racconta Angelo Forni – ho visto la mia città, così vuota, senza quei soliti rumori che ogni giorno mi accompagnavano lungo il percorso. Durante il viaggio verso l’ufficio, su un pullman praticamente vuoto, ho buttato giù i versi, poi li ho inviati a Fabio, che appena ha finito il suo turno di servizio a Milano è corso a casa per metterci su la musica, ed inviare tutto a Tino Coppola, il nostro produttore, che ha subito sposato la nostra idea. E così in una settima circa di lavoro, rimanendo ognuno a casa propria, siamo riusciti a montare un video, coinvolgendo anche la nostra band”.
“Come ho sempre detto noi raccontiamo storie – aggiunge Fabio Sgrò – e questa è un’altra di quelle storie che ci siamo sentiti di raccontare, alla nostra maniera. Ora speriamo solo che tutto finisca al più presto e che quella normalità che tanto manca ad ognuno di noi torni. Così potremmo finalmente rivederci, e magari ricominciare da dove ci eravamo fermati”.