AGROPOLI. MINACCE A SINDACO E CARABINIERI, 25 ARRESTI –

Intimidazioni e minacce, anche con minacce di morte in danno del coordinatore unico del cantiere di Agropoli della Società operante nel settore della raccolta dei rifiuti solidi urbani, di militari in servizio presso la compagnia dei Carabinieri di Agropoli nonchè nei confronti del sindaco della cittadina cilentana Adamo Coppola. Sono solo alcune delle accuse accertate dagli investigatori nell’ambito dell’operazione dei Carabinieri del Ros di Salerno eseguita questa mattina, in collaborazione con la Compagnia Carabinieri di Agropoli, all’esito di un’articolata attività investigativa, su richiesta della D.D.A. della Procura della Repubblica che ha permesso di dare esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale emessa dal GIP di Salerno, nei confronti di venticinque soggetti appartenenti ad una comunità Rom, da molti anni stanziata nella cittadina

cilentana. Un’operazione complessa, durata diversi mesi condotta dagli uomini del NORM guidato dal m.llo Carmine Perillo illustrata stamani nel corso di una conferenza stampa in Procura alla presenza del procuratore della Repubblica Vicario Luca Masini, del sostituto procuratore marco Colamonici, del Comandante provinciale dei Cc il colonnello Antonino Neosi, del Comandante dell’Arma di Agropoli il capitano Francesco Manna.
11 le persone finite in carcere, 7 ai domiciliari, 3 obblighi di dimora e 4 obblighi di dimora e firma: in cella sono finiti i due capi storici del clan, ovvero Antonio Dolce (detto Capone) ed Enzo Cesarulo(detto ‘o cavallaro), Anna Cesarulo, Carmine Dolce, Antonio Dolce, Donato Marotta, Fiore Marotta, Silvana Marotta, Anna Petrilli, Vito Marotta (’90), Vito Marotta (’92) e Vito Marotta (’83).
Associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti, utilizzo indebito di carte di credito e riciclaggio degli illeciti proventi, nonché di minacce aggravate da metodo mafioso: queste le accuse alla base del maxi blitz.
La procura Antimafia di Salerno ha chiesto ed ottenuto dal giudice per le indagini preliminari non soltanto venticinque provvedimenti cautelari ma anche il riconoscimento, per tutti gli indagati, dell’associazione di stampo mafioso, per la prima volta per un gruppo non italiano ma nomadi. Ed erano proprio i diversi campi rom sparsi in alcuni regioni italiane a rappresentare la base logistica del gruppo dedito alle rapine in gioielleria. Le indagini hanno documentato come il gruppo fosse dedito all’esecuzione di furti con destrezza ai danni di negozi, furti all’interno di autovetture e all’utilizzo indebito delle carte di credito asportate. E anche estorsione nei confronti degli operatori commerciali ed imprenditori agropolesi in modo particolare nei confronti dei carabineri di Agropoli minacciati affinchè potessero stare fermi nelle attività dell’arma così’ come nei confronti del sindaco per evitare che alcuni appartamenti di recente confiscati fossero adibiti a finalità pubbliche nonchè pressioni per posti di lavoro. Per ripulire il denaro, utilizzavano una finta società attraverso operazioni di home banking.

Autore dell'articolo: Barbara Albero