Si attivava perché le cause civili ai quali erano interessati gli amici imprenditori gli venissero assegnate per adottare decisioni a loro favorevoli ricevendo in cambio somme di denaro – sotto forma di finanziamenti a una società sportiva – e regali. Questa, in estrema sintesi, l’accusa contestata al giudice Mario Pagano, attualmente in servizio al Tribunale di Reggio Calabria ma coinvolto per l’attività svolta quando lavorava presso il Tribunale civile di Salerno. La squadra mobile e il Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Napoli hanno eseguito oggi una ordinanza di custodia agli arresti domiciliari nel corso dell’indagine condotta dalla procura di Napoli, l’ufficio giudiziario che ha la competenza sui procedimenti a carico di magistrati del distretto di Salerno. Associazione per delinquere, sette episodi di corruzione in atti giudiziari, truffa aggravata, falso in atto pubblico sono i reati contestati al giudice nel provvedimento restrittivo emesso nell’ambito dell’inchiesta condotta dai pm Celeste Carrano e Ida Frongillo e coordinata dal procuratore Giovanni Melillo e dal procuratore aggiunto Alfonso D’Avino. Una indagine avviata in seguito ad alcune intercettazioni telefoniche nelle quali si faceva riferimento a sentenze ”aggiustate” da parte di un magistrato del tribunale salernitano. Mario Pagano avrebbe ricevute somme di denaro da imprenditori versate a beneficio della società Polisportiva Rocchese, di cui il magistrato, direttamente o tramite familiari, è indicato come il responsabile. Soldi ma non solo; avrebbe ricevuto anche ”forniture varie” – come spiegano gli inquirenti – tra cui cucine e impianti di climatizzazione – a beneficio di un agriturismo nel territorio del comune di Roccapiemonte ”riferibile allo stesso magistrato quale contitolare di fatto della società Eremo, proprietaria della struttura ed a componenti del suo nucleo familiare”. Il gip ha disposto anche il sequestro preventivo (diretto e, in subordine, per equivalente) di circa cinquecentomila euro, cifra che comprende tutte le somme versate dagli imprenditori in cambio delle sentenze favorevoli nonché l’ammontare dei finanziamenti indebiti (oltre 300mila euro) erogati alla società cooperativa Eremo attraverso quella che gli inquirenti definiscono ”attività truffaldina” (per la realizzazione dell’agriturismo di Roccapimonte sarebbero infatti emerse una serie di operazioni fittizie con ”l’apparente costituzione” del capitale sociale e false fatture relative all’acquisto di materiali e a forniture). Gli arresti domiciliari sono stati disposti anche per Nicola Domenico Montone, funzionario del Tribunale di Salerno. Il divieto di dimora è la misura cautelare emessa nei confronti degli imprenditori Luigi Celestre Angrisani, Riccardo De Falco, Giovanni Di Giura e Roberto Leone, mentre per il consulente fiscale Antonio Piluso è scattato l’obbligo di dimora.
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