Nella zona industriale a nord di Salerno, nei pressi della Fonderie Pisano, i monitoraggi eseguiti dai tecnici di Legambiente evidenziano valori di polveri sottili dalle cinque alle otto volte superiori a quelli registrati in altre aree della città. Pur non essendo comparabili i valori di inquinanti registrati dai tecnici di Legambiente con i valori normativi di riferimento per il PM10 (50 microgrammi per metro cubo come media giornaliera), restano comunque indicativi di una situazione particolarmente critica. Questo nonostante le giornate fossero caratterizzate da pioggia e vento, classici alleati per la dispersione dello smog. Sul fronte dell’inquinamento acustico i decibel registrati superano quasi sempre i limiti imposti dal piano comunale. È questa la fotografia scattata dal Treno Verde, la campagna di Legambiente e del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, con la partecipazione del Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare, che in questi giorni ha fatto tappa a Salerno, ottava tappa del tour 2016 del convoglio ambientalista che sta percorrendo l’Italia per monitorare la qualità dell’aria e l’inquinamento acustico, ma anche per parlare di smart cities, ecoquartieri, mobilità nuova e stili di vita.I risultati del monitoraggio scientifico – realizzato grazie alla collaborazione con Valorizza, brand di Studio SMA e Gemmlab, e con il contributo scientifico La Sapienza e CNR – è stato presentato questa mattina in conferenza stampa da Rossella Muroni, presidente nazionale di Legambiente; Michele Buonomo, presidente Legambiente Campania e Elisa Macciocchi, presidente circolo Legambiente Salerno, alla presenza di Gerardo Calabrese, assessore all’Ambiente del Comune di Salerno. “Nonostante pioggia e vento, condizioni che di norma aiutano a disperdere gli inquinanti, i dati registrati dai nostri tecnici confermano una criticità molto elevata nella zona industriale nei pressi delle Fonderie Pisano – dichiara Michele Buonomo, presidente Legambiente Campania -. Una situazione già monitorata con attenzione dall’Arpac e che ha fatto registrare dall’inizio dell’anno ad oggi 10 superamenti dei valori limite previsti dalla legge. Le Fonderie Pisano non rappresentano più un problema tecnico ma di decisione politica. È ormai accettata l’ineluttabilità della delocalizzazione, perché quell’area è ormai è parte integrante del tessuto urbano. L’unica cosa da stabilire, e in tempi brevissimi, è la delocalizzazione che deve avvenire necessariamente in un’area industriale. Una scelta che consentirebbe anche la possibilità di un ammodernamento dell’impianto per garantire la salubrità sia degli stessi lavoratori che dell’ambiente circostante. È tempo di risolvere definitivamente questa vertenza nell’interesse della collettività e della salute pubblica”.