Non servono solo spazi, ma anche tempi più celeri per concretizzare i passaggi dai beni sottratti alla criminalità organizzata verso enti ed associazioni che li riempono di contenuti destinati ai servizi sociali. A porre l’accento sulla questione è Antonello
Di Cerbo, dei centri Rete Solidale, ad utilizzare nei tempi giusti senza lungaggini burocratiche tutte le strutture che sono state confiscate sul territorio perché sono dei beni che possono essere destinati alla pubblica utilità e perché no soprattutto a fasce sociali particolari. Anche se per legge è già così, il problema fondamentale è duplice: da una parte tra il sequestro confisca e assegnazione da parte dei comuni passa troppo tempo (si parla addirittura di 25-27 anni) dall’altra c’è una novità importante che oggi direttamente l’agenzia nazionale dei beni confiscati può affidare i beni al terzo settore in base a dei bandi. “Il problema è che alla fine di questo bando nazionale, il primo che è uscito in forma diretta sono soltanto 135 progetti in tutt’Italia – ha fatto notare Di Cerbo, in un’intervista al tg Oggi- quindi è veramente molto molto poco, per questo è importante mettere all’attenzione della classe politica questo aspetto perché se no si genera il luogo comune che quel bene abbandonato era forse meglio che l’aveva il criminale che lo curava invece che tenerlo lì abbandonato. “A Salerno rientrano in questa categoria strutture come il Camino Real, l’Ufo bar e poi alberghi, agriturismo e tantissime altre strutture.