Da Bari la Salernitana è tornata senza punti in tasca e con qualche rimpianto, accompagnato dalla certezza che il rigore non concesso per il netto mani di Basha avrebbe potuto riaprire i giochi. Due legni, una parata prodigiosa di Micai sul maldestro rinvio di un compagno, le recriminazioni per l’episodio del penalty non concesso sono solo una faccia della medaglia. La partita del San Nicola ha detto pure che questa squadra continua a peccare di attenzione sui calci piazzati, avendo subito due gol dai galletti in altrettante situazioni di palla inattiva. Il gol di De Luca ha rotto l’equilibrio proprio quando i granata avevano assunto il controllo della gara, sfiorando pure il vantaggio. Se, però, al primo cross in area la difesa si addormenta, allora tutto si complica. Ancora di più, poi, se all’inizio della ripresa il tentativo di reazione viene mortificato da un altro pisolino su palla da fermo, costato il raddoppio a firma dell’incredulo Daprelà, terzino sinistro di ruolo che Colantuono aveva lasciato inizialmente in panca, preferendogli Cassani, destro naturale, e buttato nella mischia solo in seguito all’infortunio di Sabelli. Due episodi hanno consentito al Bari di andare in gol e di conquistare i tre punti e bastava guardare a fine partita l’espressione sollevata e soddisfatta di Colantuono per capire quanto la partita con la Salernitana fosse temuta dal tecnico dei pugliesi cui, però, i granata hanno regalato troppo. Impensabile, infatti, che una squadra che, classifica alla mano, deve far punti per staccarsi dalla zona calda e che ha appena cambiato allenatore non metta in campo più cattiveria e più attenzione, pagando dazio su situazioni che già in passato sono state determinanti in negativo. Sul piano del gioco Bollini ha provato a dare la sua impronta in soli due allenamenti, cambiando modulo e lasciando in panca Donnarumma, sacrificato sull’altare di quel 4-3-3 che non è certo facile da assimilare in poco tempo. Forse, dal tecnico mantovano sarebbe stato lecito attendersi, almeno in corso d’opera, maggiore flessibilità. Quando è stato chiamato in causa, Donnarumma è stato costretto a partire dalla fascia, svolgendo compiti che non gli appartengono e lasciando abbastanza isolato Coda. La Salernitana è una squadra che ha bisogno di certezze e punti fermi e la coppia gol che l’anno scorso l’ha condotta alla salvezza è una delle poche. Ed invece, puntualmente, la si divide, puntando su soluzioni che non danno frutto. Ogni allenatore ha le sue idee, giusto che Bollini metta in pratica le sue e si affidi alle proprie conoscenze, ma il punto ora è un altro: il trainer granata andrà avanti per la sua strada insistendo sul 4-3-3 o tornerà sui propri passi per ricomporre la coppia gol? A Bari la Salernitana ha costruito diverse occasioni da rete, ha avuto sicuramente sfortuna in alcune circostanze ma ha pure confermato le solite lacune e le solite ombre. Bollini è atteso da un lavoro difficile perchè dovrà fare risultati senza avere troppo tempo per inculcare al gruppo i suoi principi. Al San Nicola la Salernitana ha badato ad essere ordinata, scolastica, ma non ha avuto quelle fiammate e quelle accelerazioni che dovrebbero caratterizzare una squadra schierata cool tridente. Punita alla prima distrazione, ha cercato pure di rimediare ma non c’è stato verso. C’è da lavorare per trovare una identità e fare punti in questo sprint finale verso il giro di boa. Quota 20 punti, che fu il risultato intermedio conseguito da Torrente, non è stata ancora superata. Far peggio dello scorso anno pareva impossibile, ma ora la Salernitana rischia di superare se stessa smentendo anche i più pessimisti. Occorre una reazione sotto tutti i punti di vista. Meno teoria e più pratica, insomma. In B vince chi lotta e corre. E’ la lezione che lo scorso anno la società assicurava di aver compreso e che, invece, è ancora tremendamente attuale.
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