La Commissione sugli stupefacenti del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite, agli inizi dell’anno 2020 ha discusso se ammorbidire il controllo internazionale della cannabis per facilitarne l’uso terapeutico, visto che molti paesi nord- americani Canada compreso avevano già da tempo legiferato favorevolmente.
A questo punto viso che i suddetti paesi hanno già leggi che regolano la produzione e il consumo di cannabis per scopi medicinali e, in alcuni casi, anche per quelli ricreativi, nasce spontanea la domanda se e quando anche in Italia la sostanza venga legalizzata a tutto tondo.
I paesi che sulla cannabis si sono mossi autonomamente
Tutti i paesi che oggi hanno legalizzato la cannabis per uso terapeutico e ricreativo non hanno dovuto aspettare che le Nazioni Unite cambiassero la classificazione della pianta di marijuana in alcune liste di controllo approvate quasi 60 anni fa per consentirne l’uso. A tale proposito descriviamo nel dettaglio un elenco dei paesi che hanno già intrapreso un qualche tipo di regolamentazione sulla cannabis e senza troppe esitazioni.
Tra i principali vale la pena citare la Germania, l’Argentina, gli Stati Uniti d’America e il Canada, mentre per l’Italia ci si chiede ancora quando e se la cannabis sarà finalmente considerata completamente legale.
La cannabis legalizzata in Germania e Argentina
Nel marzo dell’anno 2017 è entrata in vigore la norma che ha legalizzato l’uso della cannabis medicinale in Germania. La sua coltivazione, trasformazione e distribuzione viene effettuata da un’agenzia nazionale, sebbene la produzione dipenda fondamentalmente dalle importazioni da altri paesi fino a quando non ci sarà un’industria tedesca in grado di sostituirla e che è regolata dalla concessione di licenze di coltivazione del Ministero della Salute.
Nello stesso anno anche il Senato argentino ha approvato la legge sulla ricerca medica e scientifica sull’uso medicinale della pianta di cannabis e dei suoi derivati. In virtù di questa regola, un programma nazionale è stato lanciato per favorire la cannabis libera.
Tuttavia, la legislazione contempla l’autocoltura della pianta solo in casi molto determinati e previa registrazione. Nel suo decimo articolo, la costituzione Argentina prevede tra l’altro che lo stato promuoverà, attraverso i laboratori di Public Drug Production, la produzione di cannabis in tutte le sue varietà e la sua eventuale industrializzazione in quantità sufficienti per il suo uso esclusivamente medicinale, terapeutico e di ricerca.
La legalizzazione della cannabis negli Stati Uniti e in Canada
Il Canada ha già iniziato quasi due decenni fa, nel 2001, a muovere i primi passi, consentendo alle persone con gravi malattie l’accesso alla marijuana, una normativa che è stata successivamente ampliata e migliorata nell’anno 2016.
Nell’ottobre del 2018, il Canada ha inoltre il grande passo approvando una legge federale per legalizzare la cannabis per scopi puramente ricreativi, sebbene il possesso non possa superare i 30 grammi.
Questa regola consente quindi la produzione a società private purché siano in possesso di una licenza statale. Per quanto riguarda invece gli Stati Uniti d’America, va detto che la legge federale proibisce ancora qualsiasi uso di cannabis sul territorio, ma una trentina di stati hanno però già autorizzato l’uso di questa pianta e dei suoi derivati per scopi medicinali.
Inoltre, circa una dozzina di stati hanno regolamentato l’uso ricreativo della marijuana in diverse condizioni, il che ha portato, come nel caso del Canada, alla creazione di una potente industria di coltivazione, produzione, commercializzazione e distribuzione di cannabis.
La cannabis e la questione italiana
Dall’anno 2013, l’Italia ha una legge che ha creato un ente statale per la cannabis e autorizzato il suo uso medicinale, che permette ai pazienti bisognosi di rifornirsi in farmacia attraverso una prescrizione o un’autorizzazione concessa dall’amministrazione sanitaria.
Il Ministero della Salute tra l’altro è quello incaricato di autorizzarne la produzione, la fabbricazione, la distribuzione e l’esportazione attraverso un elenco di aziende che devono avere una licenza statale.
Fino all’anno 2014 la marijuana veniva importata da altri paesi, ma poiché era molto costosa e le spese ricadevano sul paziente che doveva pagarla, il governo ha deciso di iniziare a coltivarla su terreni di proprietà dell’esercito.
Questo passo è stato ben visto da più parti e non mancano ancora oggi dibattiti parlamentari che mirano tutti a fare in modo che ci sia una data ben precisa sulla legalizzazione dei semi di cannabis autofiorenti anche per scopi ricreativi e senza più le attuali restrizioni che collocano il paese tra gli ultimi al mondo.