Tra il dopopartita di domenica col Bari e la conferenza stampa di ripresentazione di Stefano Colantuono sono intercorse meno di 48 ore. Tra i due momenti in cui la Salernitana ha esternato il suo sentimento e il suo pensiero sono emerse notevoli differenze, dovute al fatto che in un caso hanno parlato due eccellenti manager venuti da mondi lontanissimi dal calcio, l’ad Milan e il presidente Busso, e nell’altro è toccato a due persone che nel calcio operano da una vita, il ds Petrachi e Colantuono che per la seconda volta in pochi mesi lascia il ruolo dirigenziale al settore giovanile per tornare in trincea. Toccherà a ds ed allenatore stabilire le coordinate giuste per trovare un feeling che possa ricreare attorno alla squadra e soprattutto al suo interno quel clima che all’inizio della stagione le aveva giovato. Senza avere troppe pressioni addosso, senza essere stata responsabilizzata dall’alto in maniera così forte, la Salernitana di Martusciello era anche piaciuta per spregiudicatezza ed effervescenza del suo calcio, al di là dei suoi difetti che erano sì tattici ma anche dovuti alle difficoltà con cui era stata costruita. Quando si è alzata l’asticella, sono cominciati i problemi. Un conto è dire che la Salernitana può essere mina vagante, un altro è dire che cogliendo l’attimo fuggente si può pensare in grande. Ci sono stati tanti altri momenti in cui si è notata la differenza di approccio a livello di comunicazione tra chi fa calcio e chi è meno avvezzo e pratico di questo mondo. Ora, però, più che le parole ci vorranno i fatti. Colantuono dovrà trovare una quadratura tattica e indicare una linea che poi dovrà essere sostenuta dal mercato di gennaio al quale Petrachi sta già pensando e lavorando. Bisognerà arrivare alla sosta invernale, distante ancora sette partite, con una classifica meno preoccupante ma anche con una determinazione evidente da parte della società nell’intervenire tempestivamente. Non a fine mercato, ma all’inizio: sarà questa la cosa più importante e l’occasione perché la visione di chi è uomo di calcio e chi non lo è, o lo è da poco, dovranno fondersi. Per il bene della Salernitana che resta, sia ben chiaro, l’unica cosa che conti.
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