Dal tribunale di Napoli non è arrivata la tanto attesa fumata bianca: un intoppo nella road map studiata a tavolino da De Luca e dai suoi legali. Perchè il tribunale che ieri doveva decidere sulla sospensione del sindaco di Napoli Luigi de Magistris, tornata in ballo dopo la sentenza della Cassazione che ha spostato la competenza dal Tar, si è riservati di decidere. De Magistris rischia di tornare a fare il ‘sindaco di strada’ e di dover affidare il municipio al suo vice, carica al momento vacante, anche se in queste ore ribadisce di ritenere “ineccepibile” il suo ricorso che dunque “non potrà non essere accolto”. Ovvio che De Luca attenda con trepidazione il giudizio essendo il suo caso simile a quello di De Magistris; una sentenza favorevole, ovvero una sospensione degli effetti della Severino, gli garantirebbe una straordinaria agibilità politivca. Viceversa bisognerò immaginare un piano B. Intanto, per quanto fisicamente fuori dal Palazzo, De Luca continua a lanciare segnali di distensione. “I cittadini campani possono stare tranquilli: non c’è e non ci sarà mai nessun vuoto di potere. Tutto procede regolarmente e come previsto dalla legge”. De Luca continua, insomma, a ricordare a tutto di “essere al lavoro per risolvere i problemi della Campania” e che il suo insediamento in carica avverrà subito dopo la proclamazione del nuovo Consiglio regionale. Il presidente, insomma, insiste con la linea più volte ribadita nelle ultime settimane: nessun timore per l’eventuale sospensione, che comunque potrebbe scattare solo dopo il suo insediamento e, quindi, dopo la nomina della Giunta con un vicepresidente in grado di fare da facente funzioni. Le opposizioni però attaccano: Forza Italia ha chiesto a Renzi una sospensione immediata di De Luca, altrettanto i gruppi parlamentari dei Cinque stelle che inviano al premier una diffida. Se De Luca non verrà sospeso subito, argomentano i capigruppo, “si manifesterà un conflitto di interessi per Renzi, in quanto presidente del Consiglio e segretario del Pd”. Da questo aspetto della questione si è chiamata tfuori l’Autorità anticorruzione: in una delibera firmata dal presidente Raffaele Cantone si afferma che la competenza su questa ipotesi sarebbe semmai solo dell’Antitrust. Ironico come sempre il commento di De Luca: “”La campagna elettorale è finita. C’è chi pensa a timbri, ricorsi, carte bollate. Noi pensiamo ai cittadini. Noi siamo al lavoro”.
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