Di qualsiasi epoca o periodo storico si tratti, il calcio offre sempre spunti interessanti in varie realtà. Non c’è da stupirsi, dunque, se anche in una piccola città come Salerno si sono vissuti anni di grande calcio grazie a uno spettacolo poche volte fruibile in piazze poco vistose. Lo stadio Arechi, uno dei più importanti e capienti del Sud Italia, vede in questo momento la Salernitana vivere alla giornata in Serie B mentre si attende una nuova svolta sia da parte della dirigenza sia da parte dello staff tecnico, con l’obiettivo di tornare quanto prima al nobile palcoscenico della Serie A. Tuttavia, a cavallo tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del millennio in questo stesso stadio si sono avvicendati una serie di grandi personaggi del calcio italiano che hanno onorato e reso grande la maglia granata.
In particolare, sono stati due gli uomini del calcio che all’Arechi hanno dato spettacolo. Il primo è stato Marco Di Vaio, attaccante romano cresciuto nel vivaio della Lazio, squadra che contro tutti i pronostici delle scommesse sul calcio di inizio anno, è quest’anno una delle protagoniste della lotta per lo scudetto. Di Vaio nella sua seconda stagione ha trascinato la squadra granata alla promozione in Serie A segnando ben 21 reti, bottino che lo ha reso il capocannoniere della serie cadetta. L’attaccante romano, che in seguito avrebbe fatto la storia di una piazza come Bologna, fu la punta di diamante di quella Salernitana che avrebbe spopolato in B per poi riaffacciarsi al più grande palcoscenico del calcio italiano. Veloce e dotato di un gran istinto da goleador, l’attaccante romano ha lasciato un grandissimo ricordo all’Arechi prima di partire dalla Campania per andare a giocare al Parma e poi alla Juventus, il punto più alto toccato da lui in carriera a livello di prestigio societario. Convocato in 14 occasioni per vestire la maglia della nazionale italiana, Di Vaio trovò a Salerno l’ambiente ideale per esplodere e diventare un attaccante di livello nazionale e in seguito leggenda assoluta del Bologna nella fase più matura della sua carriera.
Prima di condividere l’esperienza di Salerno, Zeman e Di Vaio si erano conosciuti alla Lazio. Era stato proprio il boemo, infatti, il tecnico a dargli molta fiducia schierandolo da titolare in varie occasione nella sua seconda stagione di Serie A. Non è un caso, infatti, che Di Vaio abbia più volte ringraziato Zeman proprio per avergli dato l’opportunità di esplodere nella squadra in cui era cresciuto a nello scenario più prestigioso di tutti. In seguito, il boemo sarebbe stato un altro personaggio idolatrato all’Arechi, stadio nel quale fece la sua prima apparizione nell’estate del 2001 dopo una fallita esperienza al Napoli. Il tecnico originario della Repubblica Ceca, da sempre un convinto sostenitore del gioco offensivo, trovò in quel di Salerno un terreno fertile per dar via a una rivoluzione di gioco improntata sul 4-3-3 e sulle transizioni offensive in velocità. La sua prima stagione in granata fu una delle più spettacolari di sempre, nonostante la Salernitana non riuscì ad andare oltre il sesto posto finale. La vittoria per 3-1 in uno storico derby contro il Napoli fu il momento più alto della stagione 2001-02 e giocatori come la punta Fabio Vignaroli e l’attaccante esterno Giorgio Di Vicino vissero quell’anno la loro miglior campagna di sempre.
Nonostante l’esonero nella stagione successiva, Zeman lasciò un bellissimo ricordo a Salerno. Lo stesso ricordo romantico lasciato da Di Vaio, il quale partì proprio dall’Arechi per la sua grande avventura da attaccante di rilievo del nuovo millennio in Italia.