Il 26 aprile il Collegio Arbitrale affronterà il caso Dia. Tra la Salernitana ed il calciatore le distanze non si sono accorciate in queste settimane ed anzi la richiesta del senegalese di fissare in dieci milioni l’importo della nuova clausola per uscire dal contratto non è stata accolta bene dalla società. Dia è il caso intorno a cui la Salernitana si è come ingarbugliata, avviluppandosi senza più riuscire a muoversi con la necessaria lucidità. Chiunque abbia provato a gestire la situazione, ci ha come sbattuto il muso contro. Non c’è stato verso di cedere il calciatore ad un prezzo equo, né quest’ultimo ha mai dato prova di voler tornare a dare alla squadra l’apporto garantito l’anno scorso. L’episodio di Udine, reso pubblico da Liverani, ha fatto il giro del mondo ed al di là del calciatore, che anche per questo ha perso appeal sul mercato, non è che la società abbia proprio fatto una bella figura perché non è riuscita a gestire e a prevenire in un certo senso i mal di pancia di un tesserato pagato 12 milioni e retribuito lautamente. Insomma, proprio la mancata cessione in estate al prezzo sognato ha cominciato a far sorgere dei dubbi nella testa di Iervolino. Dubbi che ora sono quasi tormenti perché il patron ha capito che il calcio non funziona come sarebbe piaciuto a lui e che è un ambiente refrattario ai cambiamenti, figurarsi poi se chi se ne fa alfiere è un neofita. Perché, al di là di quello che il presidente possa pensare, per il mondo del calcio Iervolino era e resta un neofita che ha sicuramente fatto cose buone ed altre meno, che ha speso dei soldi e che in gran parte li ha pure buttati dalla finestra per colpa sua e di chi gli è stato vicino. In questo scenario Iervolino non si vede più in una posizione centrale e da protagonista. La retrocessione in B è una sconfitta imprenditoriale oltre che dirigenziale e questo è un fatto che il presidente fatica ad accettare. L’orgoglio del patron subirà a breve un altro colpo quando la Salernitana sarà ammessa da uditrice senza diritto di voto nelle assemblee di Lega che si terranno a maggio e giugno. Il disastro dirigenziale, sportivo, tecnico, gestionale è sotto gli occhi di tutti. Iervolino può azzerare tutto e ripartire, facendo appello al suo orgoglio, alla sua fama di imprenditore vincente, ed anche al suo patrimonio. Se così non dovesse essere, è chiaro che una forzata permanenza a capo del club non aprirebbe scenari positivi per la Salernitana e qui si inserisce il discorso sulla possibile cessione del club: offerte importanti e convincenti, almeno ufficialmente, non sono pervenute a Iervolino che sembra voler aspettare ancora un paio di settimane per tirare una riga. Non sarà aprile, dunque, il mese della ripartenza, ma si sta rivelando il mese delle riflessioni. Maggio è il mese dei fioretti. Magari a qualcuno verrà voglia di farne uno per il bene della Salernitana…
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