DISCHETTI DI PLASTICA SUL LITORALE CAPACCESE, ESPOSTO DEL CODACONS

Da dove vengono, nessuno lo sa. Ma sono tanti, maledettamente tanti. Probabilmente milioni, da quanto si sono diffusi. Sono dischetti di plastica bianca con una grata all’interno, cinque centimetri di diametro: simili a quelli delle cialde di caffè, ma poco più grandi. Da giorni arrivano a migliaia sulle spiagge del Tirreno centrale: dalla Costiera Amalfitana fino al Lazio settentrionale, al confine con la Toscana. Non si sa da dove vengono, e neppure cosa siano davvero. Arpa regionali, Capitanerie di Porto e Carabinieri stanno cercando di risolvere il mistero. L’ipotesi più probabile è che siano filtri di un depuratore andato in tilt, che li ha riversati in mare. Il Codacons ha presentato oggi un esposto alle procure di Napoli, Salerno, Latina, Roma, Civitavecchia e Grosseto, chiedendo di indagare per disastro ambientale, a carico di ignoti. Nel frattempo, la ong ambientalista Clean Sea Life, che per prima ha segnalato l’inquinamento, invita i cittadini a mobilitarsi e a ripulire le spiagge dai dischetti. Per chi ne raccoglie di più, mette in palio una maglietta e una borraccia. La prima segnalazione arrivata a Clean Sea Life risale al 20 febbraio a Ischia. Poi, spinti dalle correnti, i dischetti hanno cominciato a spiaggiarsi sempre più a nord, nel golfo di Gaeta, poi a Terracina, Anzio, Ostia, Fiumicino, fino a Tarquinia. Un pescatore toscano ha raccontato al quotidiano La Nazione di averli trovati anche in Bassa Maremma, alla Feniglia. Anche i pescatori di Confcooperative segnalano in questi giorni tantissimi di questi oggetti al largo delle coste tirreniche. “La cosa più probabile è che siano dischetti impiegati nei sistemi di trattamento biologico delle acque – scrive Clean Sea Life sul suo sito -: sono i supporti dove crescono i batteri che depurano l’acqua, assimilandone i nutrienti. Dischetti simili sono stati trovati a migliaia 7 anni fa in America: provenivano dall’impianto di trattamento della cittadina di Hooksett (New Hampshire, n.d.r.) che, a causa di forti piogge, il 6 marzo del 2011 andò in tilt scaricando dai 4 a 8 milioni di dischetti (oltre a mille metri cubi di liquame)”. Anche il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, è stato allertato e segue la situazione. “Siamo in contatto con il Parco dell’Asinara e mobiliteremo le Capitanerie di Porto”, ha detto stamani in una intervista a Sky. Poi però ha commentato amaro: “Di plastica in mare ce n’è tanta e ci scandalizziamo per questo. Ma quando dobbiamo fare qualcosa in prima persona, come è avvenuto – e lo ricordo con amarezza – quando abbiamo chiesto di pagare un centesimo per i sacchetti di plastica, molti italiani hanno tirato fuori il proprio egoismo”.

Autore dell'articolo: Redazione