Prima della pioggia si respirava un clima pesante all’Arechi. Sotto il diluvio, invece, la Salernitana si è scoperta felice, come se dal cielo fosse caduta una sorta di benedizione. La tripletta di Djuric ha fatto respirare Angelo Gregucci, che, alla fine del primo tempo della gara col Cittadella, non poteva certo essere contento. Eppure, lo strano pomeriggio dell’Arechi era cominciato bene. Da un quasi gol ospite al gol del vantaggio granata, siglato da Milan Djuric con un volo d’angelo sul preciso cross di Casasola, paradigma dell’azione perfetta che, forse, in estate sognava anche Stefano Colantuono, che la società ha più volte indicato come il principale fautore della necessità di ingaggiare il centravanti bosniaco. Poi, però, la logica ha preso il sopravvento ed una Salernitana schierata con una sorta di 4-1-4-1 con Djavan Anderson autentico pesce fuor d’acqua, nonostante il prato verde dell’Arechi si stesse trasformando in una piscina. Schierato da mezz’ala destra, l’olandese era l’anello debole della catena e non a caso il Cittadella sviluppava la maggior parte del gioco proprio nella terra di mezzo tra un Anderson centrocampista improvvisato ed un Casasola esterno alto che doveva trovare le giuste distanze con Pucino. Il gol del pareggio di Moncini gelava gli entusiasmi appena nati e quello di Iori spingeva verso il baratro la squadra granata, che provava a reagire ma senza lucidità. Troppo nervoso Jallow, troppo esposta alle ripartenze venete la difesa, Gregucci finalmente correva ai ripari passando al 3-5-2 in cui il solo Anderson restava spaesato tanto che nella ripresa veniva sostituito da Rosina. Con il passaggio al 3-4-1-2, la Salernitana svoltava. Il pari di Djuric su corner era il segnale della riscossa. Minala ribaltava la partita, facendosi trovare pronto sul suggerimento di Jallow, sicuramente più incisivo una volta avvicinato all’area di rigore. Ancora Djuric chiudeva i giochi ribadendo in rete dopo la respinta del palo su un tiro di Jallow. La tripletta realizzata porta il bosniaco a quota cinque reti stagionali, ma soprattutto conferma che in estate fosse arrivato in granata un calciatore lontano parente di quello che si era messo in luce per le grandi doti fisiche ed acrobatiche nel Cesena perchè a corto di condizione ed alle prese con problemi fisici che avrebbero richiesto tempo per essere superati del tutto. Il tempo, però, non c’era perchè il campionato era alle porte e se siamo arrivati ad aprile per vedere Djuric svettare di testa e difendere palla come faceva qualche anno fa un motivo ci sarà. Ora, la speranza è che il bosniaco non si fermi e che nel frattempo possa segnare altri gol pesanti per la salvezza.
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