Nelle regioni del Sud Italia, dove il fenomeno dell’abusivismo edilizio ha pesantemente compromesso il territorio, devastando aree enormi in particolare lungo la costa, le case illegali non vengono abbattute. È questo, in estrema sintesi, il risultato dell’indagine di Legambiente sulle demolizioni edilizie nei comuni italiani riportata nel dossier “Abbatti l’abuso”, giunta alla sua seconda edizione.
La nostra penisola è spaccata in due. Al Nord, dove l’irregolarità edilizia è costituita in larga parte da piccoli abusi, si fanno i controlli, si sanziona l’abuso e si demolisce. Al Sud, dove esistono luoghi in cui ci sono più case abusive che famiglie, avviene il contrario, salvo rare eccezioni.
Il dato secco è che, stando ai numeri forniti dagli uffici tecnici dei Comuni, dal 2004 al 2020 è stato abbattuto solo il 32,9% degli immobili colpiti da un provvedimento amministrativo, con profonde ed evidenti differenze, appunto, tra Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Piemonte e regioni come la Campania, la Sicilia, la Puglia e la Calabria, quelle più segnate dalla presenza mafiosa e dove non a caso si concentra il 43,4% degli illeciti nel ciclo del cemento registrati in Italia nel 2019.
In Campania 0 abbattuto solo il 19,6% degli immobili colpiti da ordinanza Su 6966 ordinanze di demolizione emesse, ne sono state eseguite 1363
In altri termini, cinque volte su sei l’abusivo ha la quasi matematica certezza di farla franca. Può andargli ancora meglio se l’immobile è stato realizzato lungo le coste: se si considerano solo i comuni litoranei, infatti, la percentuale nazionale di abbattimenti scende a 24,3%.
La performance migliore è quella dei Comuni della Provincia di Avellino con il 34,4% delle ordinanze di demolizione eseguite. Menzione per il Comune di Avellino, prima tra le città del sud, che ha demolito il 48% degli immobili abusivi
“Procedere con gli abbattimenti – spiega Mariateresa Imparato, presidente regionale di Legambiente – è il migliore deterrente perché si scongiuri il sorgere di nuovi abusi edilizi. Un quadro che conferma pienamente la necessità, non più procrastinabile, di avocare allo Stato il compito di riportare la legalità dove le amministrazioni locali non sono riuscite a farlo per decenni.
In una regione come la Campania dove per anni si è viaggiato alla media di oltre 5mila case abusive all’anno riteniamo necessario che le demolizioni devono rispondere a dei criteri di priorità in base alla gravità, prediligendo quindi gli immobili rientranti in aree a rischio idrogeologico o a rischio frana o collegati alla criminalità organizzata. É ovvio che le demolizioni degli abusi speculativi e delle seconde case, a maggior ragione se ricadenti all’interno della fascia costiera, debbano avere una corsia preferenziale, costi quel che costi. Tutto ciò- conclude Imparato- non deve rappresentare un alibi nella lotta al cemento illegale: per liberare il Paese dallo sfregio del cemento selvaggio e dall’abusivismo impunito serve un netto cambio di direzione che solo la classe politica può intraprendere, non sono ammessi più ritardi o passi falsi”.
Questionario Abbatti l’abuso: nel questionario, che Legambiente ha inviato ai 550 comuni campani e a cui hanno risposto in maniera completa e corretta 47 amministrazioni (un tasso di risposta del 8,5% tra i più bassi d’Italia), è stato chiesto di fornire il numero di ordinanze di demolizione emesse dal 2004, anno successivo all’ultimo condono edilizio, al 2020 il numero di esecuzioni, il numero di immobili trascritti al patrimonio pubblico e quello delle pratiche trasmesse alle Prefetture come previsto dalla nuova legge (L.120/2020) in caso di inottemperanza
entro 180 giorni. Tutte le province campane non si distinguono in fatto di trasparenza della pubblica amministrazione: in Provincia di Avellino solo il 12,7% dei Comuni ha fornito i dati richiesti. Seguita da Salerno con il 10,8% dei Comuni, Benevento con il 10,8%, Napoli con il 4,3% e Caserta con il 3,8%.
Per quanto riguarda le demolizioni, su scala provinciale, la performance migliore è quella dei Comuni della Provincia di Avellino dove su 1496 ordinanze di demolizioni emesse sono 574 quelle eseguite pari al 38,4%. Seguono i Comuni della Provincia di Benevento con 103 ordinanze di abbattimento di cui 30 eseguite (29,1%), quella di Caserta con 70 ordinanze eseguite su 292( 24%) e Salerno dove su 2157 ordinanze di demolizioni emesse sono 452 quelle eseguite pari al 21%, infine, la provincia di Napoli, con 2918 ordinanze di demolizione comunicate dai Comuni e 237 quelle eseguite pari al 8,1%. Se stringiamo l’obiettivo sui capoluoghi di provincia, merita una menzione Avellino, prima tra le città del sud, che ha
demolito il 48% degli immobili abusivi: ben 480 abbattimenti su 1000 ordinanze emesse, segue Salerno dove su 1524 ordinanze di demolizioni sono state 208 quelle eseguite apri al 13,6%. Chiude Benevento con 14 ordinanze emesse e nessuna eseguita.
Dati trascrizioni nel patrimonio immobiliare del Comune: quando il proprietario di un immobile abusivo non rispetta l’ingiunzione alla demolizione entro il termine di 90 giorni, l’edificio viene automaticamente acquisito al patrimonio immobiliare pubblico, inclusa l’area di sedime per un’estensione massima di dieci volte la superficie dell’abuso (art. 31, comma 3, DPR 380/2001). Non essendoci controlli o sanzioni, fatta eccezione per qualche pronuncia della Corte dei conti che in alcuni casi ha calcolato e addebitato ai Sindaci il danno erariale da mancata acquisizione o, peggio, da occupazione illegale da parte degli ex proprietari, i Comuni non procedono alle trascrizioni. In Campania sono 212 gli immobili acquisiti a patrimonio pubblico, terza regione d’Italia dopo Sicilia e Lazio. La provincia con il numero maggiore di acquisizioni a livello nazione è quella di Roma, con 494, segue quella di Catania (255), Napoli (198).