Allontanato dal Comune di Salerno con divieto di dimora e di conseguenza impossibilitato a recarsi anche all’ospedale Ruggi dove svolgeva il ruolo di primario. C’è un aggravamento della misura cautelare per il dottor Enrico Coscioni, Direttore del Dipartimento di Cardiochirurgia dell’Azienda Ospedaliera “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” di Salerno.
I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Salerno hanno dato esecuzione questa mattina all’ordinanza applicativa della misura cautelare del “divieto di dimora nel territorio del Comune di Salerno” disposta dal G.I.P. del Tribunale Ordinario di Salerno su richiesta della Procura della Repubblica di Salerno diretta dal procuratore Giuseppe Borrelli, nei confronti di Enrico Coscioni, del primario di Cardiochirugia coinvolto nell’inchiesta della Procura di Salerno sulla morte di un paziente in seguito ad un intervento chirurgico, perché nonostante l’interdizione avrebbe di fatto continuato a gestire il reparto di cardiochirugia dell’ospedale di Salerno.
L’ordinanza è stata disposta in aggravamento ed in cumulo alla precedente misura interdittiva del divieto di esercizio della professione medica e delle attività ad essa inerenti’ alla quale il Coscioni era stato sottoposto il 6 marzo 2024 unitamente ad altri componenti dell’equipe cardio-chirurgica da questi presieduta in relazione alla vicenda concernente il decesso del paziente, il sig Umberto Maddolo in occasione dell’intervento chirurgico di “sostituzione valvolare antica con bioprotesi e rivascolarizzazione coronarica cui era stato sottoposto il 20 dicembre 2021 presso il reparto di cardiochirurgia nonché alle connesse omissioni del report cardiochirurgico avente ad oggetto l’intervento eseguito sul paziente.
In particolare, secondo la ricostruzione prospettata dalla Procura e condivisa dal giudice per le indagini preliminari, Coscioni ha continuato, dopo l’applicazione della misura interdittiva, a gestire di fatto il reparto di cardiochirurgia della struttura ospedaliera “San Giovanni Di Dio e Rugi d’Aragona’, impartendo regolarmente disposizioni in ordine alla gestione dei pazienti, determinando il ricovero di pazienti dal Pronto Soccorso al reparto da lui stesso diretto, attivando medici e personale sanitario, fornendo consulenze a colleghi in ordine alle terapie che dovevano essere eseguite sui pazienti, così esercitando la professione medica nonostante le inibizioni e le attività ad essa Inerenti, tra cui quelle di natura amministrativa, violando sistematicamente le prescrizioni impostegli con la misura interdittiva.