Non è bastata la riapertura, sebbene sancita sulla base di una tutela occupazionale e stabilita dalla decisione del Tribunale amministrativo di Salerno, a riportare piena serenità sul futuro dei 110 lavoratori dello stabilimento delle Fonderie Pisano di Salerno. La storia di
questi mesi di battaglia che contrappongono da una parte cittadini ed associazioni che contestano la mala gestione dello stabilimento accusato di inquinare e, dall’altra, la difesa dei lavoratori e della proprietà che mira a garantire interventi per sanare gli errori del passato fino ad arrivare ad una procedura per delocalizzare lo stabilimento, si compone di continui “stop and go”, sanciti dai tribunali. Forse anche per questo, al momento la proprietà non sembra intenzionata a retrocedere sulla decisione di licenziare i dipendenti anche perché si resta in attesa di un’altra fondamentale tappa affidata ancora una volta al palazzo di giustizia. Il 9 aprile sarà il tribunale del Riesame a doversi pronunciare sul sequestro preventivo dell’azienda scattato a giugno del 2016 e non è escluso che i magistrati richiamati in causa dalla Corte di Cassazione, potrebbero rifermare di nuovo l’attività della fabbrica.
Intanto, però, mercoledì 4 aprile, i forni saranno riaccesi e , dopo i circa sei mesi di fermo sancito dalla negazione dell’autorizzazione ambientale da parte della regione Campania, si potrà tornare a lavorare. Fino ad oggi l’attività all’interno dello stabilimento era rimasta limitata a tutto quello che non prevedeva l’attivazione dei forni. Poca roba e non sufficiente a garantire perdite pesanti sull’andamento dell’azienda che in questi giorni sta combattendo anche un’altra battaglia. Quella per convincere delle sue buone intenzioni la comunità di Buccino, comune nel quale sono stati opzionati dei terreni per ipotizzare lo spostamento dell’impresa.