Menico non cambia la media. Meno di un punto a partita. Invertendo l’ordine dei fattori il prodotto non cambia. Purtroppo. Leonardo Menichini ha conquistato otto punti in nove gare da quando è tornato sulla tolda della nave; Vincenzo Torrente ne aveva portati a casa 23 in 24 gare disputate. Cambia il nocchiero, ma la nave granata resta alla deriva.
A differenza di prima stanno arrivando gli elogi che spesso accompagnano le prestazioni dei granata che servono soltanto ad acuire la rabbia. Torrente ha fallito anche sotto quest’aspetto, Menichini però nonostante il “bel gioco” ha portato a casa pochissima legna. Torrente doveva privilegiare il gioco e, conti alla mano, anche se in minima percentuale, ha fatto meglio di Menichini che, invece, avrebbe dovuto privilegiare la sostanza alla forma.
I conti, insomma, non tornano. Torrente, l’allenatore dell’offensivo “4-3-3”, ha fatto fatica a trasformare in fatti i suoi buoni propositi iniziali, la sua squadra ha sempre fatto fatica in zona gol e in difesa le cose non andavano meglio. Menichini, dal canto suo, ha soltanto amplificato pregi e difetti del gruppo, non riuscendo però a trovare il giusto equilibrio. La sua Salernitana segna di più, ma subisce ancora di più del suo predecessore.
Con Torrente in panchina invece, almeno all’Arechi, qualche colpo da tre punti pure riusciva; con Menico lo stadio amico è diventato nemico: cinque partite, tre pareggi, due sconfitte e nessuna vittoria nel principe degli stadi
In trasferta, invece, la banda di Menichini è apparsa più convincente ed è riuscita a centrare il primo acuto in quel di Cesena. Anche questo non basta. Morale della favola: non convincono ne l’una ne l’altra versione. Ma soprattutto non si prospetta nulla di buono per il finale di stagione in cui le partite sono sempre meno. Adesso ne mancano nove alla fine della regoular season. La Salernitana ha bisogno di almeno 15 punti per conquistare la salvezza, diretta o attraverso i play out lo dirà il prosieguo del campionato. Per farlo, per riuscirci, è necessario centrare almeno 5 vittorie e qualche pareggio. Considerando che i granata in 33 partite di campionato hanno vinto appena sei volte e che ne mancano nove al termine l’impegno è a dir poco improbo. Se a questo si aggiunge l’antico adagio. “Gli attaccanti fanno vincere le partite, le difese i campionati” e considerando che la retroguardia granata è la più battuta del torneo cadetto, rischia di crollare anche quest’ultimo appiglio.