Riscoprire il territorio salernitano attraverso un suo prodotto, il riso di Salerno, che nel 1600 era il più rinomato del Meridione e dell’Italia intera. Riprendere la coltura del riso scomparsa definitivamente nell’Ottocento a Salerno. Riportare il riso nella Piana del Sele e nella città di Salerno che a testimonianza che nei secoli scorsi sia stata città di risaie è data anche dall’esistenza della toponomastica nella zona industriale di Via delle Terre Risaie. L’impresa e la ricerca si sono unite con l’obiettivo di favorirne la coltivazione.
E’ quanto è emerso nel corso dell’incontro che si è svolto ieri pomeriggio presso il circo canottieri Irno di Salerno, promosso dall’associazione amici dell’arco catalano coordinato da Igino De Giorgi, dal tema “il riso nell’areale salernitano, tradizione e prospettive che ha visto la partecipazione tra gli altri dal professore Albino Maggio, ordinario di Agronomia e coltivazioni erbacee dell’università Federico II di Napoli che da due anni porta avanti un progetto sperimentale nell’ Azienda Agraria Sperimentale “Torre Lama” di Bellizzi.
Si punta a testare diverse varietà di riso con l’impiego di una quantità piu’ ridotta di acqua. A parlare delle proprietà e benefici del riso e delle prospettive future il nutrizionista Antonio Vacca ed il professore Francesco Aversano, associato di Diritto Agrario dell’università Federico II di Napoli.