“Esiste un accordo ben preciso tra le cooperative e la politica che è teso a garantire alle prime continuità lavorativa in cambio di voti da parte di coloro che ne sono formalmente soci ma che in realtà sono loro dipendenti. Peraltro le cooperative non esauriscono questo sistema che trova invece la sua massima espressione nelle società partecipate le municipalizzate. Per meglio precisare voglio dire che sono normalmente i politici ed in particolare i referenti delle cooperative in consiglio comunale ad indicare le persone da assumere quando vi è necessità di procedere ad assunzioni. Le cooperative dal canto loro, proprio per garantire il mantenimento dei posti di lavoro, devono lavorare con continuità. Alle elezioni ciascuna sostiene consiglieri di riferimento e vi è un’ indicazione di voto che viene data a tutti i dipendenti”. Funziona così il sistema Salerno come Vittorio Zoccola, difeso dall’avvocato Michele Sarno, chiarisce nell’interrogatorio con il procuratore Giuseppe Borrelli ed i sostituti Elena Cosentino e Guglielmo Valenti, nella seduta del 22 ottobre che fa seguito a quella avvenuta una settimana prima il 13 ottobre. Ieri, una parte dei verbali con pagine però di omissis, è stata desecretata e rivela il meccanismo alla base dell’audio proveniente fa Gianluca Izzo, (che da ieri non è più si domiciliari). Ma dai verbali non solo viene chiarito come funzionava lo scambio, ma anche le frizioni che portano a scombinare e smascherare il sistema. Zoccola dice di essere sia per le cooperative che per il Comune colui il quale garantiva gli equilibri e ribadisce che fu il presidente della regione Campania Vincenzo De Luca (che non è indagato) a dare l’indicazione circa la ripartizione dei voti alle regionali tra Nino Savastano (consigliere regionale attualmente ai domiciliari) e Franco Picarone (non indagato) nella misura del 70 e 30%. Vittorio Zoccola è il riferimento delle otto cooperative sociali che lavoravano per il Comune di Salerno, ma anche colui il quale deve garantire gli equilibri. A determinare la frattura, l’esclusione del figlio e del nipote da un lavoro nel 2019 ( Da questo sgarbo deciso di tirarmi fuori da questa parte politica) ma anche frizioni come “l’errore di De Luca che ha dato la gestione al figlio Piero e al suo cerchio magico”. Zoccola chiarisce che i suoi riferimenti sono Vincenzo e Roberto De Luca (che non è indagato ma all’epoca era in giunta al Comune) e di non avere rapporti con Piero perché con il primogenito del governatore non c’è affinità. Così come con Angelo Caramanno, l’assessore all’ambiente che prende distanze e dice che non vuole avere niente a che fare con lui. ed è anche a Caramanno e a Peppe Ventura (protagonista di un duro attacco alle cooperative nel corso di una seduta del consiglio comunale) che per Zoccola “dal 2016 al Comune non si capisce più niente” ed “il sindaco è manovrato da certi personaggi”. Tra i motivi di scontro anche quanto accade con Roberto Nobile il gup che nel 2017 ferma la gara che è destinata ad affidare dei bandi alle cooperative. Zoccola ha detto di aver contestato il bando perché non era regolare, e di aver denunciato Nobile per turbativa d’asta ma di non ricordare se il biglietto con cui chiedeva la rimozione del Gup definito la causa di tutti i mali doveva darlo al sindaco o al presidente della regione. Nobile segnala la vicenda all’Anac. Si parla anche del rapporto con Nino Savastano: lo conosco da quarant’anni ma per 15 anni non ci siamo parlati. Ma prima delle elezioni regionali fanno pace grazie all’intermediazione di Domenico Credendino e Adolfo Salzano. È un momento cruciale perché in quel periodo le cooperative lavoravano in regime di proroga e le gare erano state annullate a seguito di un decreto di perquisizione. Savastano garantisce di interessarsi della cosa ed in cambio riceve l’appoggio elettorale. Zoccola ha riferito che fu il Comune a indicare di cambiare i rappresentanti legali delle cooperative dopo il decreto di perquisizione altrimenti non sarebbe stato più possibile garantire alcun appalto.
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