Perquisiti l’abitazione e lo studio professionale di Roberto De Luca, assessore al bilancio del Comune di Salerno e figlio del governatore della Campania Vincenzo De Luca. E’ l’ultimo atto in ordine di tempo dell’inchiesta sulla presunta offerta di tangenti per la quale De Luca jr è indagato per l’ipotesi di corruzione. I poliziotti della squadra mobile e dello Sco la scorsa notte hanno portato via il computer e lo smartphone, mentre altri agenti contemporaneamente perquisivano le abitazioni e gli uffici di altri indagati, tra cui alcuni amministratori locali del napoletano, tutti chiamati in causa dai video del quotidiano online Fanpage che ha dato il via a questo filone di inchiesta sul quale è al lavoro un pool di magistrati della Dda partenopea e della sezione reati contro la pubblica amministrazione. Nunzio Perrella, un ex camorrista ed ex collaboratore di giustizia, che negli anni Novanta diede un forte contributo a indagini sul traffico di rifiuti, fingendosi imprenditore (“signor Varotto”) e accompagnato da un reporter con una telecamera nascosta ha contattato una serie di esponenti politici proponendo tangenti in cambio di appalti. Tra i politici contattati, anche Roberto De Luca. Perrella avvicinò De Luca attraverso un commercialista amico dell’assessore, Francesco Colletta. Durante un primo incontro con Colletta si disse interessato a un appalto per lo smaltimento delle ecoballe, poi successivamente si vide di persona con De Luca jr, poi un ultimo incontro con il presunto intermediario dove gli sarebbe stata comunicata la richiesta di una percentuale sull’affare. Gli inquirenti della procura di Napoli hanno acquisito i video ed indagato il direttore e un cronista di Fanpage per istigazione alla corruzione. Ora sono al lavoro per approfondire questo e l’altro versante dell’inchiesta, che ha coinvolto il consigliere regionale Luciano Passariello, candidato alla Camera alle prossime elezioni, indagato per corruzione aggravata dall’articolo 7 e finanziamento illecito dei partiti in relazione a un appalto della Sma, società in house della Regione Campania per la tutela dell’ambiente, al quale era interessata una cordata di imprenditori ritenuti legati a un clan della camorra. Indagini coordinate dal procuratore Giovanni Melillo, dall’aggiunto Giuseppe Borrelli, e dai pm Celeste Carrano, Henry John Woodcock, Sergio Amato, Ilaria Sasso del Verme e Ivana Fulco. I video di Fanpage da esaminare sono complessivamente 7 per 900 ore di immagini. Immagini che mostrano anche un ‘pizzino’ con le cifre delle tangenti da pagare a politici e dirigenti Sma consegnato da un presunto braccio destro del consigliere Passariello all’ex boss Perrella, l “agente provocatore”. Il direttore del quotidiano online, Francesco Piccinini, con il suo reporter Sasha Biazzo, sono i due giornalisti indagati. Piccinini, nel corso di una conferenza stampa, ha sottolineato i pericoli a cui lui e Biazzo sono stati e sono tuttora esposti per documentare la vicenda. “Ho dovuto imparare a nascondermi, – ha detto Biazzo – per infiltrarmi con Nunzio facevo il suo autista, il suo factotum”. Domani si svolgerà l’assemblea di Sma Campania con la revoca e la sostituzione del consigliere delegato, Lorenzo Di Domenico che in una nota sostiene che le immagini diffuse in queste ore “sono state montate ad arte” mentre il consigliere regionale Luciano Passariello sottolinea che da domani torna a fare campagna elettorale “a testa alta, come ho fatto fino ad oggi”.
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