Dall’incontro tenutosi ieri a Piazza Casalbore è emersa la volontà di un confronto tra le varie anime della tifoseria ma pure la conferma di una spaccatura che non è tanto tra le persone quanto nell’anima della stessa torcida, dilaniata dal dubbio di sempre: andare allo stadio sempre e comunque, anche se dalla proprietà non arrivano aperture di nessun tipo, anche se il copione resta sempre identico, oppure disertare, ovviamente a malincuore perchè non seguire e non sostenere la propria squadra costa a tutti? La ragione ed il cuore sono agli antipodi e mai come ora questa contrapposizione potrebbe fotografare la situazione del tifo salernitano. Tra le proposte avanzate ieri la diserzione ad oltranza è stata quella più gettonata. Ed ancora non acquistare prodotti del merchandising o non sottoscrivere abbonamenti alla pay- tv. Privarsi, insomma, della gioia, dell’emozione, del piacere che dà la Salernitana pur di far cambiare le cose è una strada che molte persone sono disposte a percorrere, magari dopo un incontro pubblico, a Salerno, con la proprietà che, a quanto pare, non prenderà in considerazione l’invito. Né accoglierà la richiesta avanzata ieri di allontanare dalla Salernitana il direttore sportivo, Angelo Fabiani. La sensazione è che la divisione tra cuore e ragione, questa sorta di dramma esistenziale in cui da tempo si affanna e dibatte l’anima del tifoso granata resterà, così come resteranno le divisioni sostanziali e formali tra chi non è più disposto a dare credito e fiducia alla proprietà romana ed allo staff dirigenziale e chi, invece, vuole continuare a sostenere la causa granata a prescindere da tutto e tutti. Il caso Salerno ha ormai una rilevanza nazionale e presto sarà affiancato dal caso Bari e da altri ancora. Laddove c’è la multiproprietà ci sarà prima o poi insoddisfazione. Ed in molti pensano che possa esistere una terza via tra diserzione e contestazione in presenza, ossia far accendere i riflettori a livello nazionale su quanto accade in piazze come Salerno, soggette ad una proprietà che ha anche partecipazioni in altre società e che non può dedicarsi esclusivamente alla cosa granata, una proprietà che ha già scelto di adeguarsi da tempo al dettato delle Noif che non vietano alla Salernitana o al Bari di conquistare sul campo la serie A, ma che impongono ai rispettivi proprietari di scegliere quale società cedere. E Claudio Lotito, nel novembre 2018, dopo la vittoria della Salernitana di Colantuono sullo Spezia, fu chiarissimo, affermando che, in caso di promozione, avrebbe ceduto la società granata e non certo la Lazio. Se sotto questo aspetto al patron non si può rimproverare mancanza di chiarezza, si può, però, imputargli una imperterrita sordità rispetto alle rivendicazioni della piazza che chiede di poter quanto meno sognare traguardi importanti al pari del Pordenone, lanciato verso la finale playoff al suo primo campionato di B dopo tanti anni passati nelle categorie inferiori. Interessare Figc e Lega, che certo non ignorano la questione multiproprietà, è una via che potrebbe quanto meno scuotere le coscienze, secondo alcuni. Di certo, la passione sempre più sofferente e dilaniata della tifoseria granata avrebbe bisogno di parole chiare e di un rilancio che per il momento non si scorge all’orizzonte. Resta la divisione di fondo, che è la più grande sconfitta della piazza e la più grande assicurazione sulla vita per proprietà e management, convinti assertori del più classico divide et impera.
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