“Chiariremo la posizione di Anastasio fin dall’interrogatorio di garanzia, daremo una lettura differente della vicenda con elementi tesi a dimostrare l’insussistenza dell’unica contestazione accusatoria mossa al nostro assistito, anche a tutela del suo ruolo pubblico”. Così l’avvocato Antonio Boffa che insieme al collega Giuseppe Della Monica, difende dalle accuse Antonio Anastasio da ieri in carcere con l’accuisa di aver tentato, con l’aiuto del clan Pecoraro-Renna, di sovvertire il quadro politico del comune di Pontecagnano, di far cadere la giunta guidata dal sindaco sica per poi andare di nuovo al voto e lì piazzare il colpo e assumere le redini del comune picentino. Secondo la procura di Salerno, in pratica, il clan voleva mettere le mani sulla città, e per questa ragione, su richiesta del consigliere di minoranza Antonio Anastasio, voleva costringere l’esponente di maggioranza Luigi Bellino a non votare il bilancio per far cadere l’Amministrazione. Il piano fu illustrato da Francesco Mogavero, uno dei reggenti del clan Pecoraro-Renna, al consigliere Bellini prima del voto sul Bilancio in programma il 31 maggio scorso. All’epoca Sica contava su una maggioranza risicata e sarebbe bastato poco per farlo cadere, appunto un solo voto, quello di Luigi Bellino, indicato come l’anello debole della catena. Quella mattina, intorno al Comune di Pontecagnano, c’erano camorristi e carabinieri in borghese. Bellino che aveva sporto denuncia, arrivò scortato e votò a favore del bilancio; il piano, secondo la ricostruzione dei magistrati immaginato dal consigliere Anastasio e avallato dal clan, non andò a buon fine e il bilancio fu approvato. Sica rimase in carica ma il clan non abbandonò l’idea di avere un “suo” sindaco che potesse, in qualche modo soddisfare la brama di potere del clan. Ma nel calderone dell’inchiesta denominata “Perseo” sono finite anche le telefonate tra Anastasio e il capogruppo Pd, Giuseppe Lanzara. Quest’ultimo si lamentava col collega di minoranza per avergli fatto credere che c’era la possibilità di sfiduciare il sindaco in carica ma l’attività investigativa dei carabinieri ha accertato che Mogavero aveva avuto contatti solo con Anastasio e non con altri rappresentanti del consiglio.
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