ll Porto di Salerno è eccellenza produttiva che dà il pane a tante famiglie. Così, però, non può crescere. E se non cresce, muore. Non ha una rotaia né il retroporto, blocca la Porta Ovest, paralizza il viadotto Gatto, impone la perforazione della montagna per gli enormi tir, violenterà il mare con un dragaggio improbabile. Il Porto, oggi, sfregia la città.
Un antico progetto immaginava il Grande Porto dopo Pontecagnano. Delocalizzare il Porto significa infrastrutture d’avanguardia, le rotaie, la grande area retroportuale, spazi di stazionamento e di servizi, collegamenti con la metropolitana, con l’autostrada, e finalmente con l’aeroporto.
Delocalizzare il Porto commerciale significa far rinascere la Città del Mare. Finalmente il viadotto Gatto sarà libero, i turisti saliranno in galleria con funicolari leggere. Ci sarà la grande spiaggia, gli antichi bagni di Salerno, come a Positano e Capri; i centri di esposizione del nostro commercio, la nautica da diporto, la valorizzazione dell’Olivieri, il mare tra le due costiere.
Si può, perché per Marina d’Arechi ci son voluti pochi mesi. Si deve, come fu per l’Università e per l’Ospedale, e come sarà per il nuovo Ruggi, immaginare il futuro.
La Nostra Libertà ha proposto in Consiglio Comunale la delocalizzazione del Porto di Salerno. Un progetto concreto e di grande respiro, in sinergia tra pubblico e privato, per attingere ai finanziamenti pubblici ed europei. Per la città del Mare, per il Porto di Salerno, per tanto lavoro vero per i nostri giovani.