La Salernitana non segnava in trasferta dall’esordio in campionato, quando una doppietta di Candreva fece assaporare ai granata anche il gusto di una vittoria di prestigio in casa della Roma, e sempre da quella partita d’esordio non andava a punti lontano dall’Arechi. In casa del Sassuolo, nelle due precedenti gare giocate al Mapei, la squadra granata aveva sempre perso senza segnare. Ieri è arrivato un pari per due a due, che ha regalato emozioni e sensazioni contrastanti. Una sorta di viaggio sulle montagne russe, una continua altalena tra illusioni e delusioni, speranze e paure. Un avvio di partita promettente con due gol segnati da Ikwuemesi e Dia, imbeccati rispettivamente da Mazzocchi e Tchaouna, in poco più di un quarto d’ora, un finale col cuore in gola con Ochoa determinante ed il palo stavolta a vestire i panni di un prezioso alleato. Il 4-3-3 iniziale con Daniliuc e Mazzocchi terzini e la conferma del tandem centrale Fazio- Pirola davanti ad Ochoa ha dato buone risposte anche perché Bohinen ha mostrato progressi sul piano della mobilità e della capacità di gestire il pallone, sebbene non sia stato sostenuto a dovere da Coulibaly, impacciato ed impreciso in troppe occasioni. In avanti Dia è una sentenza, ma Tchaouna ed Ikwuemesi sono in netta crescita e ieri hanno giocato con personalità. Il nigeriano ha segnato il suo primo gol in serie A, facendosi sentire anche dal punto di vista fisico e caratteriale. Il francese ha mandato in porta Dia e ha sprecato sul finire del primo temo la palla del tre a uno, che gli è capitata sul piede meno forte, il destro. Forse, entrambi avrebbero potuto dare qualche minuto in più nella ripresa, che Inzaghi ha cominciato con Bradaric per Daniliuc, colpevole sul gol dell’uno a due di Thorvstedt ma certo non aiutato nell’occasione da Ochoa che avrebbe anche potuto lasciare i pali. Il messicano è stato strepitoso per tutta la partita, ma nell’episodio specifico ha avuto anch’egli una esitazione. Fatale come il ritardi con cui Maggiore ha chiuso sul diretto avversario, perso a sua volta da Coulibaly nell’occasione del pareggio. E’ vero che in quel frangente la Salernitana si stava un po’ sfilacciando e che coi cambi Inzaghi voleva ridarle compattezza, ma la missione è riuscita in parte perché senza Bohinen e priva delle accelerazioni di Tchaouna e della presenza fisica di Ikwuemesi, rimpiazzato da un volenteroso Simy, che, però, ha steccato un pallone dentro l’area che avrebbe potuto cambiare per l’ennesima volta la storia della partita, la squadra non è più riuscita a pungere. Candreva ha provato a dare un apporto in termini di esperienza, ma ha confermato di essere in una fase di scarsa ispirazione. Assodato che ci sono problemi di tenuta fisica e mentale, che qualche calciatore è in difficoltà, come ad esempio Martegani che ieri è entrato male in partita, che Inzaghi avrebbe potuto fare anche scelte diverse in corso d’opera, è pur vero che qualcosa si stia cominciando a vedere. L’analisi deve tener conto degli errori e delle criticità che sono ormai dati di fatto, evidenziati ed accertati, ma deve anche includere le cose positive, i segnali a cui aggrapparsi per il futuro. In otto partite la Salernitana di Sousa aveva fatto tre punti, fallendo molti scontri diretti. In quattro gare Inzaghi ha ottenuto due punti in altrettanti scontri diretti, perdendo in casa col Napoli ed in trasferta col Genoa che è da prendere come riferimento per il modo in cui sa affrontare le partite anche quando è senza Retegui. Il Genoa lotta e soffre come un blocco granitico ed è questo lo spirito che deve avere anche la Salernitana e che già ieri si è scorto. E’ vero che il Sassuolo nel secondo tempo ha dominato, ma la Salernitana ha saputo soffrire. Ochoa e i pali hanno fatto il resto, ma in altre occasioni i legni ed il portiere avversario avevano tolto qualcosa ai granata. Tutto fa parte del gioco e, dunque, ora c’è da sfruttare la sosta per lavorare tanto sotto tutti i punti di vista, rigenerandosi nel corpo e nell’anima. Poi, certo, il calendario non strizza l’occhio, ma non è che ci si possa arrendere senza giocare. Inoltre, servirà anche la presenza della società che dovrà dare serenità anche chiudendo senza ulteriori tentennamenti le questioni aperte. Il presidente Iervolino dovrà decidere cosa fare una volte per tutte anche nel rapporto, anch’esso da montagne russe, col ds De Sanctis. Assodato che per salvarsi servirà un’impresa, bisognerà ancor di più evitare di farsi male da soli. Ecco perché bisognerà scegliere gli uomini e stringere un patto d’acciaio. Solo così il resto del campionato non sarà una lenta agonia o una saga delle illusioni e delle promesse disattese o un falò delle vanità.
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