Meno undici al termine: cinque trasferte, sei partite casalinghe e 33 punti a disposizione. La Salernitana è penultima in classifica a quota 30, la salvezza diretta è a cinque punti, i play out a 3: i granata hanno parecchi scontri diretti all’Arechi e i numeri dicono che l’ippocampo può ancora farcela. La B è un patrimonio da difendere e tutelare a tutti gli effetti, sotto tutti i punti di vista e da parte di tutti. Nessuno escluso. In primis dai calciatori. Poco importa quale sia il loro futuro il prossimo anno. Inevitabilmente, però, l’occhio cade anche sui contratti in essere di Moro e compagni. In pochi sono di proprietà. Molti sono a scadenza, molti altri in prestito. Provando a sfogliare la rosa granata, salta agli occhi che soltanto otto sono giocatori di proprietà del club di Lotito e Mezzaroma. In difesa Schiavi, Tuia, Franco ed Empereur; a centrocampo soltanto Moro e Zito; mentre nel reparto offensivo Coda e Donnarumma. In sei, invece, hanno il contratto con la Salernitana che scade a giugno ed avranno tutto l’interesse a fare bene per strappare un rinnovo o proporsi eventualmente altrove, non certo con l’onta di una retrocessione sulle spalle. Bernardini, Colombo e Trevisan nel reparto arretrato; Bovo, Nalini e Pestrin in mediana. Nessun attaccante, invece, risulta a scadenza.
Ben diverso il capitolo dei prestiti. Ben 13, infatti, sono i giocatori approdati all’ombra dell’Arechi con cartellino di altri club. Terracciano ed Odjer sono giunti a Salerno in prestito dal Catania; Strakosha, Pollace, Prce, Ronaldo, Oikonomidis e Tounkara dalla Lazio del co-patron Claudio Lotito; Ceccarelli dal Bologna; Bagadur dalla Fiorentina; Rossi dal Pescara; Bus dallo Sheffield e Gatto dall’Atalanta.
Senza voler fare dietrologie, istruire processi o azzardare discorsi ipotetici è chiaro che le posizioni dei calciatori sono ben diverse in relazione alla tipologia di ogni singolo contratto, alla scadenza, alla proprietà e perché no anche ai rispettivi ingaggi. Una cosa è certa ed è giusto che sia bene impressa nella testa di tutti. Conquistare la salvezza sarebbe un bene collettivo. Farlo a Salerno per certi aspetti significherebbe anche molto di più. E’ vero: sulla carta “rischiano” di più, si fa per dire, i giocatori sotto contratto, maggiormente quelli a scadenza; un po’ meno chi sa già di tornare alla casa madre. Ma un conto è farlo con una salvezza conquistate con i denti a Salerno, altro con l’onta della retrocessione in una piazza blasonata come quella granata.