La Corte Costituzionale promuove per la seconda volta, nel giro di pochi mesi, la legge Severino. Sono stati respinti come infondati i ricorsi sulla sospensione dalla carica per gli amministratori locali condannati, per determinati reati, anche in via non definitiva. Tra i protagonisti delle azioni intentate per dare una spallata alla norma, c’era questa volta, oltre a un consigliere regionale pugliese, Fabiano Amati del Pd, anche il governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca, sul quale la ‘bocciatura’ della Consulta non avrà però effetti in quanto assolto nel procedimento giudiziario che lo riguardava. Con la decisione assunta la Corte Costituzionale ha escluso che nell’applicazione della Severino venga leso il divieto di retroattività, uno dei capisaldi del nostro ordinamento. La Corte lo aveva già detto il 20 ottobre 2015, quando aveva esaminato la questione sollevata dal sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, condannato in primo grado per abuso d’ufficio nel processo Why Not e poi assolto in appello: la sospensione non è una sanzione penale e quindi non vale il divieto di applicarla per fatti antecedenti alla legge. Ora i giudici costituzionali ribadiscono questo principio. Per lo meno per la sospensione. Quanto al caso De Luca, come detto, la pronuncia della Corte Costituzionale non avrà alcuna conseguenza. De Luca aveva riportato nel gennaio 2015 una condanna a un anno per abuso d’ufficio per la nomina di un project manager per la realizzazione del termovalorizzatore di Salerno. Ma in appello la sentenza è stata ribaltata e De Luca assolto “perché il fatto non sussiste”. La procura ha impugnato ma il 14 settembre la Cassazione ha confermato l’assoluzione. Quindi, sebbene la Corte Costituzionale abbia dichiarato infondate la questioni poste in merito alla legge Severino, bocciando sia la tesi che ci sia stato un eccedo di delega, sia quella sulla retroattività, sia la disparità di trattamento tra parlamentari e amministratori locali, conseguenze pratiche non ce n’è. Per De Luca, tra l’altro, la sospensione non è mai concretamente scattata perché il governatore la impugnò immediatamente.
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