Fornire al Mezzogiorno le più moderne infrastrutture a fibre ottiche e servizi avanzati su Ip. Questo l’obiettivo di Kingcom, che 15 anni fa programmò per la città di Salerno investimenti per circa 100 miliardi di lire, oltre al cablaggio, per realizzare un centro servizi,
per potenzialità i collegamento in fibra ottica. Un annuncio fatto con grande enfasi per rimarcare l’avvio dei lavori per la “banda larga” in città, affinchè poi Salerno diventasse la città “più cablata” d’Italia! Ma 15 anni dopo arriva un altro annuncio <Salerno ad ultravelocità con la banda ultralarga! Open Fiber ha siglato la convenzione con il Comune di Salerno, che garantirà ai cittadini una connessione ultrarapida, sicura ed efficiente attraverso un’infrastruttura interamente in fibra ottica. A fare una serie di considerazioni ed a porsi una serie di interrogativi è il consigliere comunale dell’opposizione Gianpaolo Lambiase che rammentando che Kingcom telecomunicazioni, che ha realizzato tre anelli cittadini servendo quasi tutte le utenze salernitane (tranne le frazioni periferiche).
durante la fase di completamento dei lavori, a dicembre 2003 è stata messa in liquidazione
Il nuovo piano dell’azienda Open Fiber ora prevede il cablaggio di 44mila unità immobiliari tra famiglie e aziende del comune campano attraverso 26mila chilometri di fibra, realizzati entro 18 mesi dall’avvio dei lavori, con un investimento di 15 milioni d
Da notizie acquisite scrive il consigliere Lambiase, sembra che i lavori da eseguire (le fibre ottiche da posare nel sottosuolo), toccheranno le stesse aree già servite dalla ditta Kingcom, poi fallita.
La rete di fibre ottiche già posata, è inutilizzabile? Perché la Giunta Comunale ha affidato direttamente, senza indagine di mercato o gara pubblica all’Open Fiber la realizzazione di una nuova rete di fibre ottiche sul territorio cittadino?
Se si esamina la convenzione approvata tra Comune di Salerno ed Open Fiber, sembra ci sia un ritorno (in termini di servizi acquisiti gratuitamente) per l’Ente pubblico: l’allacciamento alla rete “cablata” delle sedi degli uffici comunali. Chi ha valutato che questo è il massimo che il Comune può ottenere da una “operazione” così economicamente vantaggiosa per Open Fiber? Si poteva richiedere ancora l’ampliamento della rete alle frazioni alte oppure l’allacciamento della “fibra ottica” anche alle scuole pubbliche? Sono questi gli interrogativi di Gianpaolo Lambiase che non manca di rilevare che la Open Fiber nata nel 2016, è una società, sponsorizzata dal governo Renzi, che avrebbe dovuto posare la fibra ottica sul territorio nazionale e “trasportare l’Italia intera nell’era digitale”. Open Fiber sta facendo incetta di fondi pubblici predisposti per cablare anche i Comuni più piccoli, dove altri operatori potrebbero non avere interesse a farlo con fondi propri.
Open Fiber ha comprato la più grande rete in fibra già esistente in Italia, posseduta da Metroweb.
Metroweb è nata alla fine degli anni Novanta per cablare Milano e affittare la rete realizzata ai gestori di telefonia. L’azienda è una straordinaria generatrice di profitti. Lo scorso anno l’affitto a terzi della rete in fibra ottica ha permesso a Metroweb di realizzare ricavi per 61 milioni di euro. I costi operativi e di gestione sono piuttosto ridotti, per cui Metroweb ha chiuso il bilancio con un margine di 52 milioni di euro, il 60 per cento dei ricavi (notizie da un articolo de L’Espresso 17 luglio 2017).
Bisognerebbe conoscere nel dettaglio che cosa è diventato il business della telecomunicazione, per valutare in modo equo il ritorno economico che dovrebbe riceverne un Ente Pubblico Locale!