In Campania l’intreccio tra illegalità e politica è un impasto di cemento. Licenze edilizie fantasma, ordinanze di demolizioni non eseguite,richieste di sanatorie mai vagliate. Betoniere che lavorano sette giorni su sette. Case abusive tollerate e mai abbattute. Ancora di più se su quella casa pende da decenni un ordine di demolizione perché costruita abusivamente, magari in una zona di pregio, in un’area protetta o lungo la costa. Nel nostro paese gli abbattimenti sono un obbligo previsto dalla legge, ma a quanto pare nella realtà sono poco più di una facoltà per i comuni. Così le demolizioni restano ferme al palo: secondo il dossier di Legambiente “Abbatti l’abuso. I numeri delle (mancate) demolizioni “ in Campania su 16.596 ordinanze di demolizione, sono state eseguite solo il 3% pari a 496 immobili abbattuti, che significa che sono ancora ben saldi alle fondamenta più dell’ 97% degli abusi edilizi che, invece, sarebbero dovuti andare giù negli ultimi quindici anni. Non solo non si demolisce, ma neppure si acquisisce al patrimonio pubblico come prevedrebbe la legge: nella nostra regione appena il 2% di questi immobili risulta infatti trascritto dai Comuni nei registri immobiliari(pari 310 immobili) Così le case restano nella disponibilità degli abusivi che ne godono senza alcun titolo e senza oneri, nell’indifferenza più totale. Una prassi consolidata, purtroppo, che però si scontra con l’applicazione della legge.
L’indagine è stata realizzata dall’associazione a partire dai dati forniti in Campania da 76 comuni (il 13,8% del totale), con una analisi del fenomeno dal 2004, anno successivo all’ultimo condono edilizio, ad oggi e il quadro complessivo che emerge conferma la sostanziale inerzia di fronte all’abusivismo e alle prescrizioni di legge rispetto alle procedure sanzionatorie e di ripristino della legalità. I comuni campani sono stati sollecitati da Legambiente in piu’ richieste ufficiali e il fatto che sulle ordinanze di demolizioni ben 474 comuni non hanno risposto all’indagine di Legambiente o hanno negato le informazioni richieste dimostra che purtroppo ancora oggi – in mancanza di un censimento nazionale del fenomeno e con dati in circolazione spesso carenti, contraddittori o palesemente sottostimati, siamo di fronte a informazioni gelosamente custodite.
Il focus sulla Campania ha riguardato anche le domande di sanatoria. Hanno risposto 132 comuni dove a a seguito dei tre condoni (L. 47/1985, 724/1994 e 269/2003) Legambiente ha censito ben 362.646 richieste di sanatoria: sostanzialmente una nuova città/metropoli tutta da rimettere in regola. Il record alla Provincia di Napoli dove sono bene 259.170 le richieste di sanatoria, seguita dalla Provincia di Salerno con 71.096 richieste.
Oggi, il peso maggiore del fenomeno è rappresentato soprattutto dall’abusivismo esistente. Secondo il rapporto Bes dell’Istat, nel 2015 l’abusivismo edilizio riguardava il 47,3% del patrimonio immobiliare al Sud, il 18,9% nelle regioni del Centro e il 6,7% al Nord. La Campania si conferma la regione più esposta al fenomeno, con una quota di 50,6 immobili fuorilegge ogni cento.
«È ora di chiudere questa pagina vergognosa della storia italiana che ha prodotto e alimentato illegalità e ha cambiato i connotati, devastandole, a intere aree del Paese – dichiara Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania -. Rispetto al boom degli ultimi decenni del secolo scorso, l’abusivismo edilizio nella nostra regione non è scomparso, ha sostanzialmente scelto di non dare troppo nell’occhio, è diventato una pratica più subdola e quindi meno facile da individuare. Tenere alta la vigilanza su questo tema è di fondamentale importanza, anche per opporsi con tempestività ai tentativi, mai sopiti, di varare un quarto condono magari celandolo, grazie a qualche escamotage, in un emendamento. E non si sventoli la bandiera degli abusivi di necessità, cavallo di battaglia di tanti politici, perché l’unica risposta degna da parte delle istituzioni deve essere nel solco della legalità, assicurando non la disponibilità di una casa abusiva, ma un alloggio regolare, di edilizia pubblica e realizzato seguendo le più elementari regole costruttive che ne assicurino stabilità e sicurezza. Sappiamo bene di essere di fronte a un fenomeno complesso, immerso in un pantano burocratico che si è allargato a dismisura con i tre condoni edilizi, che hanno puntualmente rilanciato nuove stagioni di abusivismo, con la complice inerzia dei Comuni e con lo stallo prodotto dai ricorsi amministrativi mai giunti a sentenza. È questo il senso nella nostra proposta al Parlamento per accelerare il ripristino della legalità, per rendere più rapido ed efficace l’iter, affidando allo Stato e ai prefetti la competenza sulle demolizioni degli abusi edilizi, oggi in mano ai Comuni troppo spesso vittima del ricatto elettorale. Dalla Campania maglia nera da decenni per il cemento illegale- conclude Imparato di Legambiente- deve partire una nuova stagione di legalità e di bellezza, perché occorre riscattare interi territori e le loro comunità, riportando sicurezza, economia sana e turismo. “
Per tornare ai numeri, negli ultimi tre anni , in Campania il lavoro delle Forze dell’ordine sul ciclo illegale del cemento ha portato alla luce 2.352 infrazioni, e alla denuncia di 2.567 persone.La Provincia di Avellino detiene la maglia nera con 775 infrazioni accertate complessive , mentre la Provincia di Napoli detiene il maggior numero di persone denunciate ben 921 e record per i sequestri con 521. E abusivismo edilizio nella nostra regione fa rima con Gomorra. Sono ben 65 clan di camorra censiti da Legambiente in questi anni che gestiscono le fila e hanno fatto e fanno affari con l’oro bianco. Leggendo i decreti di scioglimento dei comuni per infiltrazione mafiosa- denuncia Legambiente- si compone il mosaico della Cemento Spa che in dieci anni ha realizzato circa 60mila case abusive, pari a oltre nove milioni di metri quadrati di superficie cementificata. Un assegno in bianco da mettere in cassaforte dei clan. Una manna per i colletti bianchi del mattone. In Campania dal 1991 sono 107 i comuni sciolti per mafia: nell’83% dei comuni sciolti nelle motivazioni troviamo sempre il ciclo illegale del cemento. Abusivismo edilizio, casi ripetuti di speculazione immobiliare, pratiche di demolizione inevase. E ancora apertura di cave, movimentazione terra, fornitura di materiale da costruzione, lavorazione e trasporto di inerti, produzione di calcestruzzo, e poi speculazioni, lottizzazioni immobiliari abusive, appalti truccati e subappalti compiacenti. Il record va alla provincia di Napoli, con l’85% di comuni commissariati anche per il mattone illegale, percentuale che scende al 75% per quelli in provincia di Caserta.
In conclusione Legambiente chiede al Parlamento di intervenire con una proposta legislativa che renda più rapido ed efficace l’istituto delle demolizioni degli immobili abusivi, avocando innanzitutto la responsabilità delle procedure di demolizione agli organi dello Stato, nella figura dei prefetti, esonerando da tale onere i responsabili degli uffici tecnici comunali e i sindaci. Contestualmente, è necessario intervenire su altri tre aspetti significativi che concorrono all’efficacia delle procedure di ripristino della legalità in materia di abusivismo: il controllo della Corte dei Conti sul danno erariale prodotto; il rapporto tra la prescrizione del reato di abusivismo e la demolizione; l’effetto dei ricorsi per via amministrativa sull’iter delle demolizioni. Infine Legambiente propone di istituire un fondo di 100 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2019 al 2025 per chiudere la stagione dei condoni edilizi e completare finalmente l’esame di milioni di pratiche ancora inevase e sepolte negli uffici comunali. Procedendo, infine, all’emersione degli immobili non accatastati, le cosiddette “case fantasma”.