L’ennesima occasione persa, anzi, a dirla tutta l’ennesima dimostrazione di quanto Claudio Lotito sia concretamente distante da Salerno e dalla Salernitana e siccome parliamo del proprietario del club, non di un dirigente qualsiasi, la qualcosa fa riflettere e amareggiare. In una lunga intervista rilasciata questa mattina al capo dei servizio sportivo del quotidiano il Mattino, Francesco De Luca, Claudio Lotito ha parlato della Salernitana come potrebbe fare un turista scandinavo di passaggio per caso da Salerno. Frasi fatte, parole di circostanza, macroscopiche topiche soprattutto a proposito della storia della Salernitana di cui pure dovrebbe essere geloso custode essendone il co-proprietario. Insomma il modo peggiore per affrontare una questione, quella relativa al periodo no della Salernitana, che solo vivendolo da lontano e in maniera superficiale potrebbe anche sembrare paradossale. Fa male e soprattutto non fa onore alla cultura calcistica di Claudio Lotito la solita affermazione, ancora più mortificante questa volta, secondo cui la Salernitana abbia trascorso il 90% della sua storia in serie C. Non è vero numeri alla mano ed è profondamente offensivo nei confronti del piazza. Al Presidente della Lazio sfugge che solo nell’ultimo trentennio la Salernitana abbia trascorso il 50% della sua quotidianità in cadetteria con una parentesi in serie A ma è evidentemente un dettaglio…. E se è vero che nella storia recente il club per ben due volte sia stato costretto a ripartire dalle ceneri di un fallimento è altrettanto vero che solo grazie ad un fallimento lui ha potuto acquisire volontariamente il titolo della Salernitana e accrescere in maniera esponenziale il suo peso specifico nei salotti buoni del calcio nazionale mettendo un piede prima nella Lega di serie D, poi in quella di C e infine in quella di B. Quindi, a conti fatti, l’avventura salernitana, fortissimamente voluta, è servita e tanto alla sua ascesa federale. Lotito è ancora ingeneroso oltre che poco fedele alla verità quando dice che il clima avvelenato di Salerno abbia spinto alle dimissioni Colantuono, alla cessione Vitale e al rifiuto di diversi calciatori della Lazio al trasferimento. Una colossale bugia da raccontare a chi non vive e frequenta quotidianamente la città e che butta fango su una tifoseria si passionale e partecipe ma tutt’altro che invadente negli equilibri tecnici del club…E che dire dell’analisi che da Roma il patron fa a proposito della qualità degli organici costruiti e degli investimenti sostenuti per attrezzarli. Non volendo approfondire i discorsi relativi alle plusvalenze realizzate attraverso le cessioni dei vari Coda al Benevento, di Sprocati e Casasola alla Lazio, plusvalenze che hanno messo a posto i bilanci delle ultime stagioni, ma se pure fosse reale la rimessa, testuale, dei 5 milioni euro annui per la Salernitana nasce spontanea una considerazione: quanto costa la gestione annuale del club granata? Se cinque milioni li mette la proprietà ed almeno una decina arrivano da incassi, sponsorizzazioni e contributi lega si arriva intorno ai 15 milioni di euro a stagione….ebbene è mai possibile assistere a spettacoli indecorosi come quelli cui sta assistendo attonita Salerno negli ultimi quattro campionati cadetti, spendendo, appunto, 15 milioni di euro a stagione? Delle due l’una: o non sono questi i numeri o, se sono veritieri, si spende malissimo ed anche questa è una colpa gravissima, probabilmente peggiore della scarsa conoscenza della storia del club e dello scarso rispetto dimostrato nei confronti di una piazza accusata, gratuitamente, di essere illusa e irriconoscente.
Legittimo l’interrogativo finale: se tutto è così brutto, costoso e poco gratificante perchè mai Lotito e Mezzaroma continuano a tenersi così stretto un club alto appena un metro e mezzo (testuale) e che non potrà mai diventare di un metro e ottanta?