E’ un quadro che si fa sempre più inquietante, quello ricostruito dagli inquirenti che ha portato all’arresto di Barbara Vacchiano, il marito Damiano Noschese ed il loro figlio 15 enne, misure cautelari eseguite dai carabinieri su ordine della Procura di Salerno per coloro che sono ritenuti i responsabili della morte di Marzia Capezzuti, la giovane milanese di 29 anni, scomparsa da Pontecagnano Faiano la sera del 7 marzo 2022 e i cui resti sono stati ritrovati dopo sette mesi, il 25 ottobre, nel bosco di San Benedetto, nella zona alta di Pontecagnano Faiano,
Un lavoro attento da parte della procura di Salerno, dei magistrati, un lavoro di indagine degli inquirenti non semplice per accertare le vessazione e le torture subite dalla giovane donna, che ha portato all’arresto degli aguzzini di Marzia Capezzuti, scomparsa il giorno prima del suo compleanno.
Segregata e isolata, sottoposta a torture, prima perché le addossavano la colpa della morte del suo fidanzato Alessandro Vacchiano, poi c’erano i soldi, la pensione Inps che Marzia percepiva per la sua disabilità , ma l’odio che scatena Barbara Vacchiano, che la porta a studiare un piano per eliminare ed allontanare definitamente la ragazza dalla loro casa di Pontecagnano, scatta con l’abuso sessuale del marito Damiano Noschese nei confronti della giovane donna.
Un orrore che è un crescendo di violenze compiute nel tempo che, dopo denunce ed indagini, porta finalmente a scoprire qualcosa in più, grazie ad una videochiamata dei figli di Barbara, che ha rappresentato una vera e propria confessione gli inquirenti, un puzzle che si è completato a breve. Anche se il quadro si chiarirà nel corso del processo, senza escludere eventuali altri elementi che potrebbero ancora sopraggiungere, a distanza di due giorni dall’arresto l’avvocato Stefania De Martino, responsabile del centro antiviolenza, la prima a denunciare e segnalarle i maltrattamenti subiti da Marzia ai nostri microfoni ha detto: “giustizia è stata fatta”.