Da due giorni alla guida del gruppo granata, Leonardo Menichini sa bene che in questa settimana così delicata gli toccherà allenare non solo sul campo ma anche fuori. Bisogna scuotere le coscienze e toccare le corde giuste per rinfrancare un gruppo che è in palese difficoltà, come dimostra il rendimento delle ultime dieci giornate. Una vittoria, un pareggio e ben otto sconfitte la dicono lunga sui problemi della Salernitana che sabato dovrà vedersela con un Pescara che ha fatto solo un po’ meglio nell’ultimo periodo, visto che ha vinto solo due partite. Gli adriatici hanno battuto Spezia e Palermo all’Adriatico dove non perdono dall’ 1- 5 col Brescia dei primi di febbraio. L’ultimo successo, quello sul Palermo, invece, risale ai primi di aprile. Insomma la squadra di Pillon non è brillante e spavalda come in avvio di stagione, ma, pur con un po’ di fatica, dovrebbe centrare i playoff e punta ad ottenere un piazzamento che le consenta di giocare in casa la gara secca del primo turno. Attualmente quinto, il Pescara potrebbe mantenere l’attuale posizione anche in caso di pareggio o sconfitta all’ultima giornata a patto che anche le inseguitrici non facciano meglio. Impossibile fare previsioni vista la quantità di squadre coinvolte nella bagarre playoff e salvezza, ma, di certo, la Salernitana sa che dovrà fare risultato per tenere viva la fiammella della salvezza, che sia diretta o tramite playout. Per questo Menichini sta cercando di entrare in sintonia con la squadra ed al tempo stesso sta valutando quale possa essere l’atteggiamento tattico più funzionale in partenza. Il Pescara gioca con il 4-3-3 ed in linea teorica sarebbe più opportuno schierare la difesa a quattro, ma il problema si pone dalla cintola in su dove scarseggiano candidati credibili per rivestire il ruolo di esterni alti e, al tempo stesso, non abbondano i mediani. Schiavi e Minala hanno alzato bandiera bianca, Rosina e Calaiò stringeranno i denti, Pucino torna arruolabile dopo la squalifica. Menichini potrebbe varare il 4-4-2 solo nel caso in cui rispolverasse Djavan Anderson, apparso completamente avulso dal contesto nelle ultime apparizioni in campo, o decidesse di lanciare nella mischia Orlando, mai titolare finora. Non mancano i terzini, da Casasola a Pucino, da Lopez a Memolla, scarseggiano le ali e quindi il 4-4-2 dovrebbe necessariamente essere il frutto di qualche compromesso o adattamento. L’altra ipotesi al vaglio del trainer toscano è il 4-3-1-2, ma Rosina dal primo minuto non è una certezza e, dunque, in quel ruolo bisognerebbe rispolverare l’altro Anderson, Andrè, finito da qualche tempo in naftalina. L’altra via è la conferma della difesa a tre con Migliorini perno centrale, Casasola e Lopez stantuffi sulle corsie laterali, i tre mediani superstiti, ossia Odjer, Di Tacchio ed Akpa, e due punte. In attacco si va verso la coppia Djuric- Jallow con Rosina e Calaiò carte da giocare in corsa. La capacità di pescare il jolly dalla panchina e di cambiare, magari, assetto durante la gara potrebbe fare la differenza così come eventuali buone nuove provenienti dagli altri campi.
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