Gli alibi sono dei perdenti. La volontà dei vincenti. La Salernitana deve partire da quest’assunto per rialzare la testa dopo la batosta di Lanciano. Il tempo c’è ma stringe. Guai ad abbassare la guardia. Guai a piangere sul latte versato con il Lanciano all’Arechi, solo per dire dell’ultimo passo falso. Mancano 11 partite alla fine della stagione, con 33 punti ancora a disposizione e la trasferta insidiosa di Perugia all’orizzonte. Tutti devono fare quadrato per l’obiettivo comune che è la salvezza. A partire dallo staff tecnico, passando per la società, i giocatori e l’ambiente. Partiamo da Menichini. Il cambio alla guida tecnica fin qui ha dato una scossa soltanto parziale. La squadra, rinforzata dagli innesti di gennaio e dal rientro di qualche infortunato, è apparsa più quadrata e ben messa in campo. I numeri, però, restano scadenti. Con Menichini in panchina, infatti, si viaggia comunque alla media di un punto a partita. Sia ben chiaro, la Salernitana ha avuto un calendario difficile, ha affrontato squadre di vertice strappando punti, salvo poi scivolare in malo modo con Ternana e Lanciano. Incidenti di percorso, brusche frenate che possono fare male, ma c’è qualcosa di peggio che probabilmente non andrebbe assolutamente fatto. Non è possibile che ad ogni passo falso, ad ogni sconfitta, si tiri in ballo – sponda tecnica – l’alibi della situazione ereditata, del mercato di riparazione a cui non si è preso parte ed altro ancora. Menichini lo ha fatto appena è risalito sulla tolda della nave, lo ha ripetuto dopo i 4 ceffoni di Terni ed il suo vice Bonatti gli ha fatto eco nell’immediato dopo partita di Lanciano giusto per dare voce al suo “capo” che l’aveva persa in campo. Così non va. Questo è un esercizio pericoloso che non serve a nessuno. Il tecnico ed il suo staff, quando hanno accettato l’incarico, conoscevano fin troppo bene la situazione. Anche perchè i numeri, dopo il ribaltone, al netto delle avversarie di valore affrontate, sono comunque preoccupanti. Menichini ha detto di concentrarsi sulla difesa, ma la squadra continua a prendere gol (14 sotto la sua gestione), segnandone nove. In sette partite con l’allenatore di Ponsacco in panchina sono arrivati sette punti. La media è presto fatta: uno a partita che non servirebbe a conquistare la salvezza. Urge uno scatto, un’accelerazione un’inversione di tendenza che possono arrivare facendo quadrato e abiurando ogni alibi.
Si è anche detto poi che l’ambiente aveva caricato eccessivamente la squadra dopo la vittoria di Cesena. E che questo si è poi rivelato deleterio. Occhio anche in questo caso. La tifoseria ha sì atteso la squadra alla stazione di rientro da Cesena, ma buona parte dei cori intonati inneggiavano comunque ad un eloquente “meritiamo di più”. L’unico striscione recitava “CONQUISTIAMOLA”. Nulla di trionfalistico, insomma, per un successo comunque importante che i tifosi chiedevano solo come trampolino per il futuro. Nulla è perduto, sia ben chiaro. A questo punto sarà obbligatorio provare ad uscire indenni dal Curi di Perugia. Menichini recupera Zito che ha scontato il turno di squalifica e potrà eventualmente riproporre un 4-4-2 molto più equilibrato di quello visto con il Lanciano all’Arechi.