Stamani, presso la Casa Circondariale di Fuorni a Salerno, il Presidente provinciale delle Acli Gianluca Mastrovito e il Direttore dell’istituto Stefano Martone, hanno sottoscritto il protocollo d’intesa che da seguito all’accordo quadro stipulato nell’aprile del 2015 tra il Dipartimento dell’Amminstrazione penitenziaria (DAP) ed il Patronato Acli, allo scopo di favorire il processo di integrazione, facilitare l’inclusione sociale e lavorativa dei detenuti.
«Si tratta di una intesa – ha affermato Gianluca Mastrovito, presidente delle Acli e del Patronato provinciale – volta a rafforzare e rilanciare una realtà che, già operante in 79 province d’Italia, sta dando dei risultati nel contrasto al fenomeno della recidiva, attraverso servizi di consulenza, di assistenza e di tutela a favore dei detenuti. Tutela e diritti sono le due parole chiave per comprendere il lavoro dei patronati: il loro compito non è solo quello di compilare le pratiche per facilitare l’Inps ma quello di far conoscere ai cittadini, soprattutto quelli più deboli come anziani, disabili e detenuti, i loro diritti e aiutarli a scegliere la prestazione sociale più adatta alle loro esigenze».
«Questo contribuisce a non lasciare i detenuti a loro stessi – ha affermato Stefano Martone, Direttore della Casa circondariale – ma contribuisce a favorire, nell’ottica rieducativa della pena, il reinserimento sociale ed aiuta a rendere le carceri qualcosa di diverso. Un percorso quello iniziato stamani con il Patronato Acli Salerno, che si unisce alle tante iniziative di promozione della persona, che altri soggetti del volontariato e del privato sociale agiscono nell’istituto, rendendo Fuorni spazio di socialità nuova e partecipata. Alle Acli – continua Martone – chiederemo un ulteriore impegno per costruire percorsi di cittadinanza attiva e di orientamento al lavoro per quanti saranno chiamati al riappropriarsi di spazi sociali nelle comunità locali».
Grazie alla legge 193/2008 i patronati possono svolgere la loro attività anche nelle carceri per garantire agli ospiti delle case circondariali l’accesso alla pensione, l’assegno familiare, l’invalidità civile, la disoccupazione o altre prestazioni previste dalla normativa italiana. Senza questi interventi i detenuti non potrebbero presentare all’Inps, che riceve tutto per via telematica, le domande di prestazioni previdenziali, assistenziali ed a sostegno del reddito.
Dal 2009 – dichiara Giuseppe Paparo, Direttore provinciale del Patronato Acli – da quando il Patronato nazionale delle Acli è entrato in carcere, ha intercettato 4.520 persone e ha istruito 10.219 pratiche nelle 79 province coinvolte su tutto il territorio nazionale. Il tempo dedicato alle pratiche invece non è quantificabile: spesso gli operatori delle Acli lavorano, o meglio donano con gioia del tempo, più di quanto preveda la convenzione. La presenza del Patronato, allora, in una situazione così estrema con tempi molto dilatati e burocrazia decuplicata rispetto alla vita normale diventa essenziale, assumendo un valore sociale significativo.