OMICIDIO VASSALLO. C’E’ UNA SVOLTA –

La Procura di Salerno ha iscritto altre tre persone nel registro degli indagati nell’ambito delle indagini sull’omicidio di Angelo Vassallo, il “sindaco pescatore” di Pollica, ucciso nella frazione di Acciaroli il 5 settembre del 2010. Per l’assassinio di Vassallo, finora, era indagato solo Bruno Humberto Damiani, soprannominato “il brasiliano”, detenuto per reati connessi allo spaccio della droga e all’estorsione, ritenuto dagli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia legato agli ambienti della criminalità organizzata del Rione Scampia di Napoli. Tutti sarebbero indagati con l’accusa di omicidio in concorso aggravato dalle finalità mafiose. La decisione dei magistrati salernitani giunge a sei anni dalla dall’omicidio di Vassallo. Angelo Vassallo, ucciso nel 2010 quando era ancora sindaco di Pollica, avrebbe lasciato agli investigatori una traccia prima di morire, una traccia che gli inquirenti stanno cercando di interpretare da quasi sei anni. Nei giorni scorsi l’inchiesta avrebbe però avuto una svolta: la Procura di Salerno ha iscritto altre tre persone nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio aggravato dalle finalità mafiose. Avrebbero agito tutti in concorso tra di loro, assieme a Bruno Humberto Damiani, che è stato per molto tempo l’unico indagato per l’uccisione del sindaco pescatore.

A tutti, dunque, non solo viene contestata l’aggravante dell’articolo 7 ma anche il concorso. Per il momento c’è riservo sui nomi ma l’ipotesi degli inquirenti è che l’omicidio sia maturato nel contesto dello spaccio della droga. Torna dunque insistente la pista che per prima la Procura Antimafia ha seguito e, di fatto, mai abbandonata: che la morte di Angelo Vassallo possa essere legata a quelle attività di spaccio nella zona del porto di Acciaroli, fatto questo che lui aveva sempre combattuto.Il «brasiliano» è stato convocato negli uffici giudiziari lo scorso 13 gennaio. Assistito dai suoi legali di fiducia, gli avvocati Michele e Francesca Sarno, Damiani ha varcato la soglia del palazzo di giustizia da detenuto (è in carcere a Secondigliano per altri reati legati alla droga e, nel frattempo, sta anche espiando una pena per la tentata estorsione ad alcuni imprenditori del mercato ittico di Salerno), accompagnato dagli agenti della polizia penitenziaria. Per la seconda volta da agosto, la quarta da quando è tornato in Italia, il «brasiliano» ha risposto alle domande del procuratore aggiunto Rosa Volpe e del sostituto procuratore Marco Colamonici. In particolare i due magistrati hanno insistito nel chiedere al «brasiliano» se avesse del rancore nei confronti del sindaco. La versione di Bruno Humberto è sempre stata la stessa: conosceva Vassallo, lo aveva incrociato qualche volta ma non aveva mai scambiato alcuna parola se non un formale saluto. La pista della droga è stata la prima ad essere seguita. Durante l’estate 2010, Acciaroli era stata invasa dallo spaccio di stupefacenti. Questa situazione rappresentava, per Vassallo, «fonte di preoccupazione e di agitazione al punto da diventare oggetto di confidenze ad amici, parenti e collaboratori», come scrive il gip di Salerno Emiliana Ascoli nell’ordinanza emessa alla fine del 2011 sullo spaccio di droga in Cilento prima di trasmettere gli atti per competenza a Vallo della Lucania. Ordinanza che vedeva, quali destinatari del provvedimento restrittivo proprio Bruno Humberto Damiani.

Autore dell'articolo: Marcello Festa