OPERAZIONE SHAMAR: IL PATTO SUI RIFIUTI SIGLATO IN UN PRANZO AD ISPANI –

C’è un pranzo che si è svolto il 7 agosto a Capitello di Ispani, nel Golfo di Policastro, per siglare tra Luigi Cardiello e Raffale Diana il patto scellerato sullo sversamento di rifiuti tossici e la necessità di individuare i nuovi siti di stoccaggio facilmente

raggiungibili dai camion proprio nella regione Basilicata. L’indagine Shamar che ha consentito ai carabinieri del comando provinciale di Salerno, agli ordini del comandante Gianluca Trombetti, di fermare un disastro ambientale per il Vallo di Diano nasce dalla captazione di alcune conversazioni telefoniche intercorse tra Luigi Cardiello e Raffaele Diana nell’ambito del procedimento sull’Oro Nero nel Vallo di Diano, l’inchiesta che ieri ha visto sempre i carabinieri al lavoro per fermare un illecito sul commercio di idrocarburi che ha consentito di fruttare alle attività criminali guadagni vinci ai 25 milioni di euro. Ma l’operazione Shamar ha invece avuto un altro valore. Ha fermato un disastro ambientale e lo sa bene anche il comune di Atena Lucana anche ha deciso di costituirsi parte civile nel processo a carico delle sette persone arrestate. Al centro dell’inchiesta c’è Luigi Cardiello soprannominato Re Mida già coinvolto tra gli anni 90 e l’inizio degli anni 2000 in numerose inchieste di tipo ambientale come re Mida, Cassiopea e Chernobyl ed è stato tratto in arresto insieme a Raffaele Diana ed altri indagati per disastro colposo ambientale, associazione per delinquere proprio finalizzata al traffico illecito di rifiuti allo smaltimento di fanghi tossici. Nel corso del pranzo i due parlano di 200 ettari di terra situata in Basilicata in particolare a Tursi di proprietà di un amico di Cardiello ma anche la sua agevole raggiungibilità per la presenza di una superstrada e la facilità nell’ottenimento di finanziamenti necessari per realizzare il progetto. E si vantano nella conversazione sul tema : Diana ricorda con orgoglio che “non si muoveva 1 kg di rifiuti per tutto il mondo se non decidevamo io e lui, è vero, questo no?”. Quando inizia l’attività, Cardiello contatta un autotrasportatore per trasferire sei botti e gli fa credere che si tratti di acqua fertilizzante con concime. L’uomo comincia a nutrire dei dubbi quando versando tali liquidi avverte una forte puzza di diluente, ragione per la quale comincia ad avere paura. Il liquido aveva rimosso anche uno strato di vernice superficiale del camion. Da qui i suoi sospetti e l’invito da parte di Cardiello di realizzare un buco molto profondo a circa 50 m dalla casa per sotterrare tutto. L’uomo però impaurito dalla pericolosità del materiale si rifiuta. In alternativa gli viene proposto di versare quei liquidi all’interno di una fognatura senza sbocchi nel centro sportivo di San Rufo o in un deposito nella zona industriale di polla. Il giudice ha ritenuto considerabili pienamente credibili queste dichiarazioni che sono state anche confermate dalle immagini estrapolate dal sistema di videosorveglianza della sua abitazione che ha immortalato le fasi della ricezione e dello svezzamento delle cisterne. Le analisi tecniche hanno permesso di ricondurre liquami contenuti nella categoria dei rifiuti speciali pericolosi classificabili come idrocarburi leggeri con pericolosità Hp 14 eco tossici. Ora l’area andrà sottoposta a bonifica.

Autore dell'articolo: Monica Di Mauro