Ed ora tutti sul carro, che nessuno scenda! Troppo facile ora scagliarsi contro proprietà, management, staff tecnico e squadra. Il facile giustizialismo di queste ore potrebbe definitivamente mettere al tappeto la squadra e sarebbe un clamoroso harahiri. D’altronde non bisognava aspettare la sconfitta del Picco, la terza nelle ultime quattro partite, per capire che Salerno ha una proprietà ma non un presidente, che il management non è all’altezza della cadetteria, che la squadra è soltanto una compilation di calciatori presi a casaccio e senza un criterio, che Colantuono non è un fenomeno e che Bollini, che il problema l’aveva inquadrato a monte, non era
l’origine di tutti i mali! Troppo facile accorgersene ora e scagliarsi con inaudita violenza contro chi questi passaggi li governa. La situazione è critica, probabilmente anche più critica delle passate stagioni per quanto l’avvio lasciasse immaginare qualcosa di diverso. A differenza di quanto avvenuto nelle due precedenti stagioni, la Salernitana ora è in fase calante mentre sia l’anno passato che due anni fa ha conquistato la salvezza salendo di tono nella fase cruciale della stagione, poi perchè dal punto di vista mentale e motivazionale siamo di fronte ad un gruppo depresso, caricato di eccessive responsabilità, che ora fa fatica a ritrovarsi in questa situazione ed infine perchè mentre nelle affollate, precedenti, volate salvezza la Salernitana ha sempre potuto contare sui gol dei suoi attaccanti (30 gol tra Coda e Donnarumma due anni fa e quasi altrettanti tra Coda, Donnarumma e Rosina l’anno passato), quest’anno il piatto piange clamorosamente e l’asfitticità delle punte, ricordate manifestata a chiare lettere da Bollini ad inizio stagione, è ora una triste e allarmante realtà. La situazione, insomma, è rischiosissima, molto più di quanto sia lecito pensare ed è proprio per questa ragione che serve a ben poco, oggi, puntare l’indice, appunto scendere dal carro e creare ancora maggiore confusione! Se proprio, bisognava farlo, beh occorreva pensarci prima piuttosto che alimentare e amplificare le favolette dei “gufi” e dei “nemici”, le stesse che hanno permesso tanto alla proprietà quanto al management di “dividere e imperare” a proprio piacimento.