E’ un’indagine lunga, laboriosa e delicatissima. Da una parte c’è la necessità, primaria, di verificare la stabilità e la sicurezza dell’opera in buona parte già realizzata, dall’altra, però, c’è l’esigenza di completare gli accertamenti rapidamente perchè se tutto, come continua a sostenere la Tecnis è in regola non si può perdere tempo prezioso; il rischio di perdere il finanziamento europeo è enorme e andrebbe scongiurato. Ma la fretta, mai come in questo caso, può essere cattiva consigliere in considerazione dell’importanza della posta in palio che è rilevantissima. Dunque i periti saranno a lavoro, già da lunedì, nel cantiere Porta Ovest per verificare se via sia o meno il pericolo di crollo che ha portato al sequestro probatorio dell’opera. I sostituti procuratori Vincenzo Senatore e Rocco Alfano e le difese dei sei indagati nomineranno i consulenti e, probabilmente, nella stessa giornata verrà effettuato anche un sopralluogo. Nel frattempo l’avvocato Cecchino Cacciatore, che rappresenta gli interessi di Vincenzo Manganiello procuratore speciale della società Tecnis, depositerà istanza di dissequestro al Tribunale del Riesame. Ma oltre al filone sui cedimenti dalla procura filtra che vi sarebbero anche altre piste investigative che riguardano l’aggiudica dell’appalto in variante al progetto originario ed eventuali infiltrazioni della criminalità organizzata sul cantiere. Gli inquirenti hanno ricostruito che la variante fu approvata in fase di aggiudica della gara, consentendo alla Tecnis di modificare parti dello studio progettuale di Massimo Pica Ciamarra, al punto che l’architetto ha poi disconosciuto la nuova veste dell’opera e ha intentato contro l’Autorità portuale una causa civile per la salvaguardia del diritto d’autore. L’inchiesta condotta dai sostituti procuratori Rocco Alfano e Vincenzo Senatore sta verificando anche le cause che hanno condotto a cedimenti strutturali tali da mettere a rischio la stabilità del viadotto Olivieri sulla A3. E quella dell’Olivieri non è la sola zona sotto osservazione, perché un cedimento, minimo, risulterebbe anche nell’area del viadotto Gatto. Tra le accuse, come è noto, c’è pure quella sui materiali utilizzati, in particolare il calcestruzzo che risulterebbe diverso da quello prevista dagli eleborati progettuali. Di qui l’accusa di frode nelle pubbliche forniture, notificata insieme al decreto di sequestro ai sei indagati.
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