Il presidio, il comitato, il grido di allarme. Sotto l’hashtag #stopfonderiepisano, il comitato Salute e Vita – guidato da Lorenzo Forte – si è riunito questa mattina a palazzo di città. L’associazione che da anni si batte per la chiusura delle Fonderie Pisano contro l’inquinamento nella valle dell’Irno e per la salute dei cittadini ha chiesto un incontro con il primo cittadino, Vincenzo Napoli. Non solo. Il comitato si aspetta anche che il Comune capoluogo si costituisca parte civile nel processo contro le Fonderie. Il sindaco Napoli non ha potuto ricevere l’associazione che stamani ha esposto uno striscione eloquente a Palazzo di Città. “Voglio respirare aria pulita”. Pare sia stato comunque fissato un incontro nei prossimi giorni con il primo cittadino. Il
presidente del comitato Salute e Vita Lorenzo Forte punta l’indice sulla pesante assenza del Comune in questi anni su tutta la vicenda. L’avvocato dell’associazione Franco Massimo Lanocita entra nel dettaglio della querelle a suon di carte bollata.
Intanto le Fonderie Pisano Spa hanno dato mandato ai legali per intraprendere tutte le iniziativa di legge in relazione alle molteplici e fuorvianti notizie che si susseguono sugli organi di stampa circa presunti abusi ed illeciti comportamenti da essa ipoteticamente posti in essere nel corso della propria attività, con l’enfatizzazione di atti endoprocessuali e soprattutto non definitivi, e meno che mai supportati da riscontri ottenuti all’esito del necessario contraddittorio tecnico. E’ quanto si legge in una lettera a firma dell’avv Salvatore Sica.
In particolare saranno valutate tutte le opportune iniziative anche in ordine al comunicato del CODACONS , non tanto in merito al legittimo esercizio della tutela collettiva che si preannunzia, quanto per tono, contenuto e tenore di tale “preavviso”, che pone in parallelo la situazione della scrivente azienda con la vicenda dell’Ilva di Taranto: raffronto questo che è del tutto infondato in fatto e in diritto.
La Fonderia Pisano è, una fonderia di seconda fusione e, quindi, non è strutturata per lavorare le materie prime, ma unicamente per trasformare i pezzi di ghisa in altri pezzi di ghisa. Non ha una lavorazione a ciclo continuo ed ha una produzione annuale più o meno pari (nella migliore delle ipotesi) alla produzione giornaliera dell’Ilva.
L’avvocato Salvatore Sica è costretto nuovamente a precisare che l’azienda non intende tollerare ulteriormente il gravissimo clima che si intende creare intorno alle vicende giudiziarie e/o amministrative , fin qui, ove concluse, con piena esclusione di illeciti riconducibili all’attività aziendale, soprattutto, per quel che qui interessa, nell’attualità , e perseguirà, quindi, sul piano civile e penale chi se ne sta rendendo artefice.