PUBBLICA ILLUMINAZIONE, LA PROPOSTA DI LAMBIASE

Il Parco Fotovoltaico di Monte di Eboli, realizzato dal Comune di Salerno, avrebbe contribuito a ridurre di 16.000 tonnellate/anno l’immissione di anidride carbonica in atmosfera. Ma ancor più recitava la “propaganda”: la quantità di energia prodotta (pari a 33.000 MWh) sarebbe stata tale da azzerare i costi di consumo dell’intera rete cittadina di pubblica illuminazione.

Uno spot poco attendibile, che sicuramente ha contribuito al successo elettorale dell’attuale maggioranza di governo in città, ingannando anche le “ingenue” associazioni ambientaliste, cui tali temi sono molto “cari”.

In realtà il Comune riceve “briciole” in cambio dei guadagni milionari della società di gestione del Parco Fotovoltaico, non ha azzerato alcun consumo e paga all’Enel l’importo in bolletta di 6,5 milioni l’anno per la “pubblica illuminazione”!

La città è dotata di una “rete” fatiscente, superata, inadeguata di cavi, di linee, di quadri elettrici, di pali per l’illuminazione, che consumano il doppio dell’energia utile alla propria alimentazione.

L’illuminazione pubblica di strade, giardini, uffici, scuole e “monumenti” è diventato uno spreco inaccettabile!

La semplice sostituzione a Led delle attuali lampade al “SAP” o ai “ioduri metallici” porterebbe un risparmio del 30% di consumo.

Gli Uffici comunali da anni hanno prodotto proposte e progetti di “efficientamento del sistema”(ultimo aggiornamento luglio 2016), mai presi in considerazione dall’Amministrazione comunale, totalmente ignorati!

Una spesa di 360.000 euro per adeguare l’illuminazione nell’intero Centro storico, di Corso Vittorio Emanuele, del Lungomare e di altri giardini comunali, potrebbe essere ammortizzata, con risparmio in “bolletta” di 120.000 euro in due anni e di 1.050.000 euro dopo sei anni.

Un impegno più consistente di 6 milioni di euro, non affidato ad “improbabili” investitori privati, ma al personale capace e competente dell’Ente, potrebbe servire all’adeguamento di quadri elettrici (non più a norma), lampade, linee e pali vecchi dell’intero territorio comunale. Otterremmo in cinque anni risparmio d’energia e quindi di costi per la collettività di oltre 3 milioni di euro/anno.

Potrebbero contestualmente essere attrezzati i punti luce con “scheda elettronica” per la creazione della rete di telecontrollo, utile a monitorare il funzionamento dell’impianto, la gestione dei flussi luminosi, i dati dell’inquinamento.

Si contribuirebbe a “dare corpo” finalmente alla famosa “smart city” che ad oggi non ha mai avuto “concreta attenzione”.

Autore dell'articolo: Marcello Festa