Nessuna fuga in avanti e neanche, ovviamente, una data, sebbene orientativa. La serie A non si sbilancia ed ufficialmente resta in attesa delle decisioni del Governo. E, del resto, dopo l’apertura del Ministro per lo Sport, Spadafora, che ha fatto capire che ci sia la volontà di far ripartire i campionati, non poteva che essere così. Inoltre, a fare da paravento in questa fase c’è la Figc, il cui presidente, Gravina, nei giorni scorsi ha indicato nel 20 maggio o giù di lì la possibile data per ricominciare. Per questo, i club non sono usciti allo scoperto, anche se pensano ad una ripartenza in ritiro e sono pronti a garantire tamponi a proprie spese ogni tre giorni ai loro tesserati. E’ chiaro, infatti, che un nuovo caso di positività al virus alla vigilia della possibile ripresa o, addirittura, a campionato ripreso, sarebbe il definitivo colpo di grazie circa le speranze di chiudere la stagione. La serie A si può avvalere in questa fase anche del diktat dell’Uefa che ha minacciato la federazione del Belgio, dove il campionato è stato dichiarato concluso con relativa assegnazione del titolo alla prima in classifica, di escludere le sue squadre dalle competizioni europee. Portare a termine i campionati, sempre a patto che ci siano le condizioni sanitarie per farlo, è una priorità, forse una necessità sarebbe meglio, per i club. Ieri si è espressa la massima serie, lunedì lo farà la serie B che ha convocato per dopodomani un’assemblea di lega. Probabile che anche i presidenti cadetti esprimano l’auspicio di poter chiudere la stagione senza indicare date per la ripartenza, ma allineandosi e rimettendosi alle decisioni governative. Per i calciatori è in vista un incredibile tour de force, ma i club non vedono alternative. Pochi, finora, i presidenti che si sono dichiarati apertamente contrari al ritorno in campo. E chi si fa fautore della ripartenza fa leva anche su un aspetto sociale: già costretta a stare in casa da tempo, senza avere certezze su quando e come si potrà ricominciare ad avere una vita quasi normale, la gente avrebbe un motivo di svago ed evasione rappresentato dalla possibilità di vedere il calcio in tv. E’ chiaro, infatti, che la ripartenza avverrà a porte chiuse. Almeno, però, sarebbe un inizio, dicono i club, preoccupati dall’impatto negativo che avrebbe sui bilanci uno stop definitivo.
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