Botte, feriti, di cui uno ricoverato in codice rosso, e tensione altissima nel carcere di Salerno dove ieri è scoppiata una violenta rissa che ha visto contrapposta una ventina di detenuti, appartenenti a gruppi contrapposti di salernitani e napoletani. Una rivalità non campanilistica – come troppo facilmente si potrebbe pensare – ma legata alla supremazia dei gruppi criminali all’interno del carcere, questioni di “leadership” nella gestione del traffico di droga e di telefoni cellulari all’interno della struttura penitenziaria. La rissa è stata sedata dopo qualche ora, dal personale in servizio nell’istituto di
pena, anche grazie all’apporto di rinforzi del nucleo operativo. I detenuti di una delle fazioni sarebbero riusciti ad arrivare in contatto con i rivali dopo essere entrati in possesso delle chiavi dell’area detentiva dove si trovavano gli antagonisti nella prima sezione, dove sono reclusi i detenuti per reati comuni. Tra i feriti anche la direttrice del carcere di Fuorni, Rita Romano, da poco insediatasi. La scintilla che poi ha dato il là alla maxi rissa sarebbe stato il pestaggio, al secondo piano, di un detenuto salernitano, a cui è stata spaccata la testa. Durissima la presa di posizione dell’Uspp, uno dei sindacati della Polizia penitenziaria, che ha chiesto la rimozione del comandante di reparto «per non essere riuscito nel tempo – ha sottolineato il segretario nazionale dell’Uspp, Giuseppe De Sorbo – a consolidare una leadership efficace sia nella gestione del personale che dell’utenza ristretta». «Una richiesta già altre volte segnalata e mai presa in considerazione in quanto da tempo nel carcere di Salerno si susseguono gravi eventi critici con ripercussioni sull’ordine e la sicurezza interni e sull’incolumità degli stessi colleghi». Va anche detto che il carcere di Fuorni, al di là dei problemi d’organico e del sovraffollamento, comuni a tante carceri italiane, negli ultimi periodi, è diventato una vera e propria polveriera, tra evasioni, risse, droga, telefonini, regolamenti di conti e minacce agli agenti di Polizia penitenziaria. Dall’inizio dell’anno sono stati rinvenuti diversi cellulari perfettamente funzionanti in possesso dei detenuti, scoperti centinaia di grammi di sostanze stupefacente.